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Libia, uccisi 2 italiani. Forse usati come scudi umani

Due lavoratori, Salvatore Failla e Fausto Piano: potrebbero essere loro le prime vittime della reazione jihadista all’intervento in Libia dell’Italia. I due, dipendenti della ditta Bonatti, impiegata nella costruzione di impianti petroliferi per conto di Eni, erano stati rapiti insieme ad altri due colleghi (ancora nelle mani dei loro sequestratori) lo scorso 20 luglio, nella zona di Mellitah, a 60 km da Tripoli.

Oltre a loro, ancora nelle mani di gruppi terroristici o criminali comuni restano il gesuita Padre Dall'Ogli, sequestrato due anni e otto mesi fa in Siria, e Rolando Del Torchio, ex sacerdote missionario, rapito nelle Filippine il 7 ottobre dello scorso anno.

Un testimone libico, rientrato a Tunisi da Sabrata, ha riferito all'Ansa che i due ostaggi italiani sarebbero stati usati come scudi umani dai jihadisti dell'Isis, e sarebbero morti "negli scontri" con le milizie di ieri a sud della città, nei pressi di Surman.

Il Copasir durante i lavori della seduta odierna, alla luce di quanto avvenuto in Libia a due ostaggi italiani, ha ritenuto di convocare con urgenza l'Autorità delegata, senatore Marco Minniti. La riunione si svolgerà oggi alle 14,30.

Nessun commento per ora da parte dei vertici della Impresa Bonatti, alla notizia della possibile morte dei due dipendenti.

Il gruppo conta 6mila impiegati in tutto il mondo, di cui il 39% in Africa. Nel 2014 i ricavi sono balzati a 780 milioni di euro (548 l'anno precedente), di cui il 29% realizzati in Africa. L'azienda promuove, inoltre, programmi di training e formazione della forza-lavoro locale, anche tramite partnership con imprese del posto, università, enti formativi per "supportare lo sviluppo dell'economia delle comunità locali".

( 3 marzo 2016 )

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