"Va ribadita con determinazione la necessità di proteggere i cronisti che subiscono minacce e intimidazioni. Sono voci da tutelare perché espressioni di una democrazia matura che non ha paura della verità". Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato al presidente dell'Unione Nazionale Cronisti Italiani, Alessandro Galimberti, in occasione della decima Giornata della Memoria dedicata ai giornalisti uccisi da mafie e terrorismo. Una giornata che celebra i principi fondamentali della libertà di stampa, per fare il punto sulla professione in tutto il mondo, per difendere i media dagli attacchi alla loro indipendenza e per rendere omaggio ai giornalisti che hanno perso la vita nell'esercizio della loro professione.
"Rinnovo il mio commosso pensiero alla memoria di tutti coloro che, animati dall'irrinunciabile valore della libertà di stampa, non si sono piegati alla sopraffazione e hanno rifiutato l'omertà, fino al sacrificio della loro vita" afferma ancora il Capo dello Stato. "Molti nostri cronisti sono stati uccisi, in Italia e all'estero, mentre svolgevano il loro lavoro per il bene della collettività. Uomini e donne di cui dobbiamo onorare la memoria per sottolineare quanto importante sia il valore della ricerca della verità. Giornalisti che con le loro inchieste hanno contribuito a combattere l'illegalità a svelare affari e collusioni della criminalità organizzata, a fare luce su traffici illeciti e denunciare gli orrori delle guerre".
Il sito della Federazione internazionale dei giornalisti (Fij), oggi apre con un comunicato dei sindacati dei giornalisti francesi che invita la categoria a prendere coscienza dei pericoli ed i cittadini a mobilitarsi in difesa del loro diritto ad essere informati. I sindacati francesi danno la sveglia innanzitutto all’Europa. Pensano alla Fancia, dove - scrivono - soffia il vento della “estrema destra razzista e xenofoba, reazionaria e ultraliberale”. Ma non solo. La Polonia, dopo l'Ungheria, è diventata un grande laboratorio di violazioni delle libertà pubbliche e, tra queste, il diritto di informare e di essere informati. Per non dire di quanto accade in Turchia, dove decine di giornalisti sono tutt’ora in carcere. Amnesty International ha avviato una campagna per chiederne la liberazione che ha finora raccolto 250.000 adesioni. Dal fallito colpo di stato del luglio 2016 - rileva l’associazione - sono stati chiusi almeno 156 organi d'informazione e circa 2500 tra giornalisti e altri operatori dell'informazione hanno perso il lavoro. Giornalisti sono stati arrestati e accusati di reati di terrorismo solo per aver scritto post su Twitter, aver disegnato vignette o aver espresso le loro opinioni: il tutto in un più ampio contesto repressivo contro persone sospettate di avere idee critiche nei confronti del governo, che ha portato oltre 47.000 persone in prigione e ha causato il licenziamento sommario di oltre 100.000 dipendenti pubblici.
(Approfondimento domani su Conquiste Tabloid)