Il Giappone è più vicino. Da oggi, infatti, è entrato in vigore il Jefta, l'accordo di libero scambio Ue-Giappone, che abolisce circa il 90% dei dazi doganali. L’intesa tra i due blocchi - che contribuiscono a quasi il 40% dell'intero commercio globale, generando il 28% del Pil mondiale - era stata ratificata a dicembre dal Parlamento europeo dopo le negoziazioni avviate nel marzo 2013. Il Jefta regolamenta diverse questioni: appalti pubblici, servizi, investimenti, e-commerce, lavoro, sviluppo sostenibile, dazi e via dicendo, toccando in maniera non secondaria anche il comparto agroalimentare e condividendo punti caldi e polemiche con il Ceta, considerato da molti un accordo analogo sebbene non sia presente (ancora e per scelta) il capitolo specifico sugli investimenti e con l’arbitrato Isds/Ics, che avrebbe permesso alle imprese e agli investitori di citare in giudizio i Governi in caso di regolamentazioni giudicate troppo restrittive e distorsive del mercato. Esiste però un processo chiamato “cooperazione regolatoria” che rischia di indebolire il potere di controllo dei cittadini, che, assieme alla non cogenza del capitolo sulla protezione dei diritti, è uno degli aspetti più controversi di questi trattati. In caso di controversia sugli aspetti legati al diritto del lavoro (il Giappone non ha ancora aderito a due Convenzioni Ilo, la 105 sull’abolizione del lavoro forzato e la 111 sulle discriminazioni all’assunzione e sul lavoro, ndr) o sulla protezione ambientale, infatti, la soluzione viene demandata a dei panel consultivi, senza alcuna possibilità di sanzione o sospensione dei benefici commerciali.
E.C.