Non è una sorpresa. Il Consiglio Europeo ruota intorno alla crisi israelo-palestinese e tenterà di limitare i danni che l'Ue si è inflitta da sola nel corso degli ultimi dieci giorni. L'ostacolo ora sta nel linguaggio delle conclusioni: "pausa umanitaria" o "pause", o magari "finestre", i termini su cui ci si confronta. Dall'esterno appare un dibattito lunare, ma è così che si negozia nell'Unione. Al di là delle parole, però, la volontà di fornire, velocemente, aiuti umanitari a Gaza, e al contempo riportare a casa i cittadini europei, ostaggi e non, nella Striscia, non è in discussione. Tra i 27, assicurano fonti diplomatiche, esistono "sensibilità diverse" sul tema, dall'impatto "altamente emotivo", e si va dall'Irlanda, che vorrebbe parlare apertamente di tregua, alla Germania, più cauta.
D'altra parte le posizioni nel mondo si fanno sempre più caustiche, con il presidente turco Erdogan che definisce i miliziani di Hamas "liberatori" e il segretario generale dell'Onu Guterres di nuovo sulla graticola per le sue dichiarazioni al palazzo di vetro. E guarda caso nell'ultima bozza di conclusioni del vertice Ue è sparita la riga che prevedeva il "sostegno all'appello del segretario generale per una pausa umanitaria". La mancanza di coerenza mostrata dall'Europa sulle vittime civili a Gaza "ha gettato alle ortiche due anni di lavoro con il Sud Globale", commenta amara un'alta fonte europea. La speranza, dunque, è che il capitolo su Israele si chiuda presto e si passi ad altro. Anche perché il menù è ricco e, al di là del dossier ucraino e degli spinosissimi temi economici (relegati comunque alla giornata di oggi prevede uno dei dossier più cari a Giorgia Meloni, quello della migrazione.
La novità dell'ultima ora è l'inserimento, nelle conclusioni finali, di un paragrafo in cui, dopo aver condannato l'attentato di Bruxelles, si chiede una maggiore cooperazione tra gli Stati sulla sicurezza e una accelerazione sui rimpatri. L'iniziativa è partita dalla Svezia, nazione d'origine delle due vittime di Bruxelles, ma è stata prontamente appoggiata dall'Italia. E l'argomento tocca ormai le corde di gran parte dei 27 e della stessa Commissione.
Nella lettera in cui Ursula von der Leyen ha aggiornato i leader sullo stato dell'arte del dossier la numero uno dell'esecutivo europeo ha sottolineato che quella dei rimpatri "è una sfida comune" e ha rilanciato l'idea dell'estensione, anche attraverso una maggiore sorveglianza aerea, della missione Irini. Parole che, nel governo italiano, sono state accolte con soddisfazione.
Ma sulla migrazione il rischio scontro è tutt'altro che escluso, e potrebbe vertere questa volta sulla proposta della Commissione di revisione del bilancio. Una proposta che prevede, da parte dei 27, un esborso di 50 miliardi per l'assistenza di lungo periodo a Kiev e uno di 15 proprio per il capitolo migrazione. I 'frugali', tuttavia, non ci stanno: l'unica priorità, per il fronte del Nord, è quella dell'Ucraina. Ma l'Italia ha portato po al vertice e una logica a pacchetto: ovvero l'accordo c'è se verte su tutti i punti.
Rodolfo Ricci