Di male in peggio. Per il mondo del lavoro la globalizzazione dei diritti non solo resta una chimera, ma gli ultimi 12 mesi hanno registrato anche un preoccupante arretramento sul terreno delle conquiste sociali. Limitazione della libertà di espressione, della libertà di associazione e del diritto di sciopero: sono queste le principali evidenze dell'edizione 2018 del Global Right Index pubblicata dalla Confederazione internazionale dei sindacati (Ituc), che fotografa la situazione di 142 paesi del mondo. "Un certo numero di stati democratici non è riuscito a garantire i diritti delle persone di organizzare, parlare e agire", avverte Sharan Burrow, segretario generale Ituc. "Il Brasile ha approvato leggi che negano la libertà di associazione, la Cina ha limitato la libertà di parola e l'esercito è stato usato per sopprimere le dispute sul lavoro in Indonesia ", aggiunge.
Altri paesi escludono i lavoratori dal diritto del lavoro - dai lavoratori migranti, dai dipendenti del settore pubblico ai lavoratori delle attività commerciali con piattaforma, con il 65% dei paesi che escludono intere categorie di lavoratori dalle norme sul lavoro.
"Il lavoro dignitoso e i diritti democratici si sono indeboliti in quasi tutti i paesi, mentre la disuguaglianza ha continuato a crescere. Ciò è stato alimentato dal comportamento oltraggioso di molte società multinazionali, come Samsung, le cui pratiche anti-sindacali negano ai lavoratori la libertà di associazione e i diritti di contrattazione collettiva", accusa Burrow, che cita anche il caso Amazon e la tendenza a trattare i lavoratori come fossero robot.
Nel 2017 un numero significativo di proteste pubbliche sono state vietate o severamente represse dalle autorità con arresti sistematici di lavoratori e sindacalisti e massicce ondate di licenziamenti come misure di ritorsione.
Un esempio di questo è l'Egitto dove ogni forma di protesta - compresi gli scioperi - è stata sistematicamente repressa dal momento che il presidente Abdel Fattah al-Sisi è salito al potere nel 2014.
L'Egitto è uno dei dieci paesi peggiori al mondo per i diritti dei lavoratori, insieme ad Algeria, Bangladesh, Cambogia, Colombia, Guatemala, Kazakistan, Filippine, Arabia Saudita e Turchia.
In Bangladesh, nonostante le promesse fatte dopo il disastro del Rana Plaza, la situazione resta critica per i lavoratori tessili.
In Iran i sindacati indipendenti sono banditi, i lavoratori delle aziende pubbliche devono aspettare mesi per i loro stipendi, i lavoratori nel settore privato lavorano in condizioni precarie, e se i sindacalisti chiedono i loro diritti, sono messi a tacere con pugno di ferro.
In Kazakistan, i sindacalisti sono stati arrestati e i sindacati sono stati sciolti dai tribunali, mentre la repressione è diffusa anche in Turchia, dove Ankara ha impedito attivamente 13 scioperi importanti da quando il partito di Erdogan è salito al potere nel 2002.
( Articolo completo di Ester Crea domani su Conquiste Tabloid)