Con l'economia dell'area euro entrata in una nuova fase di alta inflazione, è opportuno che il bilancio, in modo misurato e prevedibile, sia normalizzato. Questo è il messaggio chiave espresso dalla presidente della Bce, Christine Lagarde, riferendosi ai titoli nel portafoglio della banca centrale acquisiti durante gli anni del Quantitative easing. Lagarde, parlando al Congresso bancario europeo, ha confermato che "a dicembre definiremo i principi-chiave per ridurre il portafoglio di bond" pur mantenendo la flessibilità nei reinvestimenti e lo 'scudo' anti-spread.
Poi il costo del denaro. "Ci aspettiamo di alzare ulteriormente i tassi, e togliere l'accomodamento monetario potrebbe non essere sufficiente", spiegando che "alla fine alzeremo i tassi a livelli che riportino l'inflazione al nostro obiettivo di medio termine in modo tempestivo". Quanto velocemente e fino a che livello sarà determinato dalle prospettive dell'inflazione. Per Christine Lagarde, in un ambiente economico caratterizzato da shock multipli e profonda incertezza, l'Europa non deve annacquare la regolamentazione del settore bancario rischiando di ritrovarsi con banche più deboli e, in definitiva, meno credito all'economia.
La presidente della Bce ha fatto così un implicito riferimento al negoziato europeo sull'implementazione delle regole di Basilea3 in cui la Vigilanza lamenta tentativi di indebolire l'impianto normativo. "Abbiamo bisogno di banche che continuino ad essere parte della soluzione - ha detto Lagarde - minare le solide fondazioni che abbiamo costruito non aiuterebbe", e "diluire eccessivamente la regolamentazione lascerebbe le banche più esposte agli shock e meno in grado di dare sostegno alle transizioni da cui dipenderà la nostra crescita futura". Chiaro rialzo dei tassi sul mercato dei titoli di Stato europei dopo che l’Eurotower ha annunciato che è ora di ridurre il portafoglio di bond della Banca centrale europea: il rendimento del Btp decennale è salito di oltre dieci punti base al 4,03% dopo due giornate passate sotto la soglia psicologica del 4%. Lo spread con il Bund tedesco, per il contemporaneo rialzo del tasso anche del prodotto di Berlino, è restato abbastanza stabile sui 194 punti base.
Poi, il cambiamento climatico, uno dei fattori di cui deve tener conto la Bce nel condurre la politica monetaria: "Se non teniamo conto del suo impatto sulla nostra economia, rischiamo di perdere di vista una parte cruciale del nostro lavoro nel mantenere la stabilità dei prezzi", ha detto Christine Lagarde, parlando del vertice Cop27. Il tema dell’alta inflazione è legato ai costi dell’energia. Un tetto statico, dai contorni numerici ancora da definire e da applicare in caso di emergenza e sulla base di alcune condizioni eccezionali. Il 'price cap' targato Commissione Ue è stato finalmente presentato ai 27 in vista del Consiglio Affari Energia di giovedì prossimo. Non si tratta di una proposta di regolamento ma di uno schema circostanziato in cui il cap, spiegano fonti europee, ha soprattutto la funzione di "deterrente". Ma ora che la palla è ripassata ai Paesi membri l'intesa resta tutt'altro che scontata.
Le capitali tradizionalmente scettiche (Berlino e l'Aja su tutti) hanno accolto con freddezza il passo avanti di Bruxelles. Chiedono valutazioni d'impatto. Chiedono di analizzare l'intero pacchetto energia. Non hanno, almeno finora, assicurato il loro sì. L'obiettivo del meccanismo di correzione del mercato è che l'Ue non sia mai costretta a chiamarlo in causa. La sua sola messa a punto, assieme agli altri pilastri del pacchetto energia (dagli acquisti comuni al benchmark complementare al Ttf della Borsa di Amsterdam), nella strategia di Bruxelles potrebbe risultare decisiva per stabilizzare il mercato del gas in vista del prossimo inverno. Il meccanismo entra in gioco se, in termini assoluti, il prezzo base del gas supera un certo livello e se, per un certo periodo di tempo, si registra un differenziale anomalo fra la quotazione sulla piattaforma di Amsterdam e quella sul mercato globale, che è essenzialmente il mercato del gas liquefatto.
"È una misura di emergenza, che così concepita ci protegge dal rischio di interruzione nelle forniture", spiegano fonti europee rimarcando come, se attivato, il tetto è comunque soggetto ad una revisione mensile. Non solo. In caso di perturbazioni del mercato che mettano a rischio la sicurezza dell'approvvigionamento il cap è sospeso immediatamente. E perché si agisca con rapidità la Commissione ha affidato a se stessa il ruolo di attivarlo o disattivarlo. Punto, quest'ultimo, che non è piaciuto a tutti gli Stati membri. Ma tra le cancellerie il problema non è solo in chi decide. Fonti europee spiegano che "diversi Stati" alla riunione degli ambasciatori dei 27 hanno espresso riserve sullo schema, sostenendo che la valutazione d'impatto deve essere presentata. Riserve che non sono certo arrivate dall'Italia o dagli altri Paesi favorevoli al cap, come Grecia, Polonia e Belgio.
Rodolfo Ricci