Anche se l'inflazione è rallentata, rimane incertezza sulla sua persistenza: a giugno, se i dati confermeranno l'inflazione sottostante prevista, la Bce "sarà in grado di rendere la politica monetaria meno restrittiva", ma da lì in poi "ci sarà un periodo nel quale dovremo continuamente confermare che i dati supportano le prospettive d'inflazione". È questa la nuova linea della presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, esposta in apertura della conferenza 'The ECB and its Watchers' a Francoforte. In pratica, la Bce, prima di cominciare a tagliare i tassi, vuole che l'area euro sia ulteriormente avviata in un percorso di disinflazione "e in questo senso guarderà a tre fattori essenziali: crescita delle retribuzioni, utili delle aziende e produttività.
Le previsioni dell’Eurotower indicano un rallentamento della crescita dei salari, ma con una disoccupazione attesa molto bassa, al 6,6%, "questa dinamica salariale non può essere data per scontata", ha detto Lagarde. Un altro rischio sono i margini di profitto: se dovessero, grazie una ripresa economica, salire di un punto percentuale in più delle stime Bce a fine 2026, l'inflazione sarebbe del 2,7% nel 2025 e del 2,4% nel 2026, quindi superiore al target del 2%. Le attese della Bce, infine, sono che la ripresa della domanda aggregata possa essere soddisfatta aumentando la produttività: ma potrebbe andare diversamente, con un impatto al rialzo sull'inflazione, se "in un nuovo clima geopolitico la perdita di produttività delle imprese europee dovesse rivelarsi parzialmente strutturale".
In ogni caso, fare acquisti in contanti diventa via via meno frequente in Europa ma resta il fatto che il ricorso al cash è ancora oggi piuttosto elevato. E a utilizzarlo non sono solo le persone meno affini al mondo digitale ma è una platea piuttosto generalizzata: tanto che quasi sei transazioni su dieci vengono fatte con denaro contante. È quanto emerge dall'anticipo del bollettino economico di Francoforte sul tema 'Perché il cash resta importante per tanti' in cui si precisa che la percentuale di transazioni nei punti vendita condotte in contanti, passata dal 79% del 2016 al 72% nel 2019, resta comunque al 59% nel 2022.
Questa cifra, sottolinea lo studio della banca centrale, maschera l'esistenza di utenti misti, con fino al 74% delle persone che hanno effettuato almeno una transazione in contanti in un dato giorno nel 2022: il che sottolinea la continua importanza del cash insieme alle opzioni di pagamento digitale (carte di debito, di credito o conti di pagamento). E il cash è usato non soltanto da chi non dispone di una carta o di un conto bancario, ma anche da una molteplicità di altre persone. Alla luce di queste evidenze, spiega quindi la Bce, viene corroborato l'impegno dell' Eurosistema ad assicurare che tutti abbiano accesso al contante, malgrado la digitalizzazione dei pagamenti.
Rodolfo Ricci