Venerdì 22 novembre 2024, ore 19:44

Bruxelles 

La Ue riprova a convincere i partner su nucleare e gas 

Si apre una nuova fase per il dibattito sul ruolo di gas e nucleare nella transizione verde dell' Ue. La Commissione europea insiste e ha riproposto l'atto delegato che stabilisce a quali condizioni la produzione di energia dall'atomo e dal gas può essere inclusa nella classificazione Ue per gli investimenti sostenibili, nota come tassonomia verde. Rispetto alla bozza consegnata ai Paesi membri e agli esperti il 31 gennaio scorso non ci sono grandi modifiche che dovrebbero rendere meno stringenti i requisiti sul gas. Ma la versione finale del testo, nonostante l'ulteriore messa a punto fatta dagli sherpa dei commissari europei in una riunione convocata 'ad hoc', potrebbe richiedere altre limature dell'ultimo minuto e ricevere l'ok finale solo dopo un confronto tra i componenti della squadra di Ursula von der Leyen che si annuncia quanto meno 'franco'. La decisione sulla tassonomia verde è attesa da ben due anni. Il tema ha creato lacerazioni profonde nell'Unione tra chi è in favore del nucleare, chi sostiene il gas e chi non vuol sentir parlare nè dell'uno nè dell'altro.

E sta bloccando lo sviluppo dell'agenda Ue sulla finanza sostenibile, importante per convertire capitali privati alla causa del Green Deal e imboccare con decisione la strada della transizione energetica. Il compromesso trovato dalla Commissione si basa su un equilibrio delicato. Scontenta tutti, ma tutti per motivi diversi e su questo conta l'Esecutivo Ue per superare lo stallo venutosi a creare. L'esame del testo predisposto dalla Commissione da parte del Consiglio Ue e dell'Europarlamento potrà durare al massimo sei mesi. La procedura non prevede la possibilità di emendare la proposta dell'Esecutivo Ue e quindi il confronto non potrà che concludersi con un'approvazione o una bocciatura del documento così com'è.

La conta degli schieramenti in campo in cui si dividono i Paesi dovrebbe paradossalmente consentire un passaggio più agevole in Consiglio. L'intuizione (e nei mesi scorsi l'insistenza) francese nel legare le sorti del gas e del nucleare in un unico provvedimento ha creato una situazione in cui i Paesi che sono davvero disposti a respingere il testo in blocco si riducono a tre, forse quattro. Troppo pochi per una bocciatura. Più difficile prevedere cosa succederà nell'Europarlamento. Gli eurodeputati saranno sottoposti a pressioni provenienti dalle Ong ambientaliste, dal mondo delle imprese e da quello del lavoro nonchè dai governi dei singoli Paesi.

Un confronto complesso, dall'esito più incerto e che probabilmente richiederà l'utilizzo di tutto il tempo a disposizione per arrivare alla decisione finale. In verità anche il commissario al bilancio, l'austriaco Johannes Hahn, è sceso in campo spiegando qual è la sua posizione in vista dell'esame della proposta di atto delegato (dentro la quale si parla anche di gas) che dovrebbe approdare nelle prossime settimane - sempre che non ci siano ulteriori rinvii - a una riunione del collegio dei commissari. "Devo aspettare la bozza finale ma non ho mai nascosto la mia opinione sul nucleare": se il testo del regolamento resterà così "voterò contro", ha detto Hahn. Il che riflette la posizione del suo Paese, che insieme al Lussemburgo ha minacciato di portare la Commissione in Corte di giustizia. Il commissario austriaco ha ricordato che "il denaro europeo non può essere utilizzato per le centrali nucleari o per le centrali a gas" e questo è scritto "sul nostro regolamento che include anche i fondi strutturali".

Rodolfo Ricci

( 2 febbraio 2022 )

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