La sicurezza nelle fabbriche cinesi resta un optional. Al termine delle prime indagini sull’esplosione nell’impianto chimico Yibin Hengda Technology Co., nella provincia sud-occidentale del Sichuan, che lo scorso 12 luglio ha causato la morte di 19 lavoratori e altri 12 intossicati, conferma i primi sospetti. Cheng Mingquan, il vicedirettore dell'ufficio di supervisione della sicurezza della contea di Jiang'an, ha dichiarato ai media cinesi che Hengda ha iniziato la costruzione dell'impianto nel 2016 senza garantire le necessarie procedure di sicurezza e le strutture necessarie. Per questo le autorità locali hanno disposto la chiusura dell’impianto e imposto sanzioni amministrative alla proprietà. Ma si tratta di una goccia nel mare. “Le autorità locali per la sicurezza e i vigili del fuoco hanno scarso potere di applicare realmente gli standard di sicurezza e garantire che le fabbriche, le strutture di stoccaggio e altri posti di lavoro potenzialmente pericolosi siano conformi a quanto prevede la legge”, denuncia il China Labour Bulletin. E questo nonostante il governo cinese, in seguito al catastrofico incendio di un impianto di stoccaggio chimico a Tianjin nel quale morirono 173 persone tra cui 104 vigili del fuoco, avesse promesso un giro di vite sugli impianti non a norma. Era il 12 agosto 2015 e dopo tre anni poco o nulla è cambiato, come dimostra la mappa degli incidenti sul lavoro pubblicata sul sito del China Labour Bulletin, che evidenzia 154 esplosioni negli impianti di tutto il paese, un terzo delle quali nel settore manifatturiero e almeno 17 negli stabilimenti chimici. Le esplosioni, poi, rappresentano solo l’11% degli incidenti registrati sulla mappa, la maggior parte dei quali sono relativamente piccoli ma si verificano quotidianamente in una vasta gamma di settori. Incidenti che raramente ricevono l'attenzione che meritano, a partire proprio dal governo, pronto a punire i responsabili (imprenditori e addetti alla sicurezza) solo se l’incidente è talmente grave da suscitare il clamore dell’opinione pubblica. La strage silenziosa, invece, continua.