Adesso è ufficiale. Dalle urne elettorali del Regno Unito, non è uscita una maggioranza stabile. Tutto il contrario di quel "Forte e stabile", con cui Theresa May si era presentata ai britannici per convincerli a confermarla a capo del governo. L'esito del voto in Gran Bretagna rappresenta un boomerang per Theresa May, aumenta l'instabilità politica, rende più debole il governo in vista del negoziato per l'uscita dalla Ue e non agevola il cammino dell'economia. E' questo, in sintesi, il parere degli analisti sul risultato elettorale, secondo cui l'ipotesi "hard Brexit" è destinata a finire in soffitta.
Ne esce rinvigorito, a sorpresa, il Labour. Due mesi fa nessuno lo avrebbe previsto, perchè rimontare di 17 punti su 19 è impresa che raramente accade, anche ai visionari della politica. Ma Jeremy Corbyn, presentato dalla stampa inglese e considerato da tutti una sorta di relitto degli anni '70, ha stupito la Gran Bretagna, conquistato l'elettorato giovanile e inferto un colpo micidiale alla robusta opposizione interna al partito, raccoltasi attorno ai nostalgici di Tony Blair. Oggi di lui l'Economist, una delle testate più critiche nei suoi confronti, è costretto a scrivere: "E' il potenziale kingmaker del Parlamento e il leader indiscusso del suo partito". Una rivincita, che sa anche di ritorno al futuro. Dati i risultati elettorali è difficile che possa formare un governo di coalizione che non sia una improbabile Grande Coalizione con i Tory. Però a lui le cose difficili, ultimamente, riescono, ed in sostegno di una prospettiva del genere ecco che nazionalisti scozzesi e liberaldemocratici potrebbero essere tentati dalla scommessa. E poi, in ogni caso, se dovesse nascere in qualche modo un governo a guida Tory, per non dire a guida May, lui si ritroverebbe nella comoda posizione di chi può infierire ogni giorno su una strana coalizione nata solo per motivi emergenziali.
(Approfondimento domani su Conquiste Tabloid)