Non ci si crede. Anche la Francia rischia interruzioni di corrente quest'inverno. Ecco quello che il governo di Parigi vuole evitare a tutti i costi. Dopo un Consiglio di difesa, il ministro per la Transizione energetica ha assicurato che Edf (la maggiore azienda fornitrice di elettricità in Francia) si era impegnata a riavviare l'intero comparto nucleare entro la metà del febbraio 2023. "Come sapete, 32 reattori (dei 56 reattori francesi, ndr) sono chiusi, alcuni per tensocorrosione (Stress Corrosion Cracking), altri per manutenzione ordinaria. Edf si è impegnata a riavviare tutti i reattori questo inverno. Stiamo monitorando attentamente la situazione con aggiornamenti settimanali e siamo molto vigili per garantire che il programma sia rispettato", ha detto Agnès Pannier-Runacher , ministro francese per la Transizione energetica. Quali sono le motivazioni? Il problema della corrosione è un grosso fardello sulle prospettive della produzione di energia elettrica del comparto nucleare ed anche sui risultati finanziari di Edf, tanto che il governo ha pianificato una rinazionalizzare.
Quasi tutte le centrali nucleari francesi sono interessate dall'inattività di uno o più reattori. Tuttavia secondo le proiezioni di Edf, 27 reattori devono riavviarsi entro la fine di dicembre, seguiti da altri 5 tra l'inizio di gennaio e metà febbraio 2023. Molti però mettono in dubbio la capacità dell'azienda di mantenere questo programma, soprattutto in relazione alle tensocorrosioni di 12 reattori. Ripararli richiede operazioni complesse col rilevamento di ulteriori problemi, avverte il presidente dell'Autorità per la sicurezza nucleare (Asn), Bernard Doroszczuk. Insomma le capacità operative di questi impianti restano in dubbio. Intanto continua a crescere vertiginosamente il prezzo all'ingrosso del megawattora che è stato moltiplicato per 10 in un anno. Riassumendo: quasi tutte le centrali nucleari francesi sono interessate dall'inattività di uno o più reattori. Altro problema. La Francia potrebbe non inviare energia elettrica all’Italia nei prossimi due anni. Il nostro Paese dovrà fare a meno del 5% del fabbisogno nazionale che normalmente arriva da Oltralpe. Solo nel primo semestre del 2022 l’Italia ha importato dalla Francia 6,7 Twh e in generale si affida all’import per il 13,4% del proprio fabbisogno energetico complessivo.
La nuova austerity europea per fare fronte agli aumenti di prezzo dei combustibili fa vedere i suoi effetti in un momento complicato per la Francia. Il Paese, infatti, fra grande uso dell’energia nucleare, ma sappiamo che 32 dei suoi 56 reattori devono essere sottoposti a manutenzione. È anche per questo motivo che il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz hanno siglato un accordo. La Germania comprerà gas dalla Francia e le venderà energia elettrica. L’avvertimento per un possibile taglio dell’energia francese è contenuto in un documento dell’Edf che è stato recepito anche dal Mite. Il ministero fa sapere che "i tecnici sono al lavoro su tutti gli scenari e che il problema era già noto da mesi". Rimane da capire come l’Italia farà fronte all’evento. Se il taglio verrà eventualmente compensato da maggiori risparmi o se sarà necessario acquistare più gas - la fonte più utilizzata dal nostro Paese per produrre elettricità - o persino più carbone. Visto che le centrali che lo bruciano sono tornate a regime. Inoltre, si teme anche per le forniture che provengono da Slovenia, Austria e Svizzera. Anche queste si affidano al nucleare per buona parte della loro produzione. Ma lo spauracchio è che possano decidere di privilegiare il fabbisogno interno durante la crisi. Tutto ciò potrebbe addirittura essere già iniziato, come suggerisce il -21% subito dagli import energetici ad agosto.
In Francia arrivano già i primi segnali conseguenti a questa situazione di manutenzione delle centrali nucleari. Circa 300 aziende rischiano di finire in gravi difficoltà entro fine anno a causa dell'aumento dei prezzi dell'energia: è quanto riferito dal ministro delll'Industria, Roland Lescure, intervistato da Sud Radio. "Oggi parliamo di alcune decine di imprese, poco più di 300, che ci allertano dicendo che adesso non reggono più". Per le imprese in difficoltà, il ministro ha ricordato l'esistenza di un fondo di appoggio ad hoc che permette di "limitare un pò i danni". E ancora: "Abbiamo un fondo di sostegno, stiamo alleggerendo i criteri, lo stiamo prorogando per il 2023, per assistere le imprese che hanno più necessità". Lescure ha citato l'esempio della storica vetreria Duralex che dinanzi all'esplosione dei costi energetici ha deciso di sospendere il suo forno, almeno per quattro mesi a partire da novembre, mettendo i dipendenti in cassa integrazione. La bolletta energetica di Duralex è stata di "due milioni di euro lo scorso anno e di 13 milioni di euro quest'anno", ha indicato il ministro. Lescure ha poi concluso che "la prima lotta è sicuramente europea".
Rodolfo Ricci