Comunque vada sarà notte fonda. La notte di una Francia depressa e adagiata sul lettino dello psicanalista, costretta a scegliere tra la velleità nazional-popolar-sovranista e la bonaccia moralisteggiante dell’utopia liberal-libertaria di un enfant prodige fragile e inesperto (ma che nel confronto televisivo di mercoledì sera è apparso molto più convincente della sua avversaria), creato nei laboratori della grande finanza internazionale e coccolato dalla macchina massmediatica. La stessa che dopo aver promosso il suicidio politico di François Fillon, ha tirato la volata al candidat des frics, e che non ha nulla da invidiare a quella che dalla altra parte dell’Atlantico ha provato in tutti i modi a trascinare di peso Hillary Clinton alla Casa Bianca. Da una parte, dunque, una famiglia-partito che vuole farsi Stato, che vuole una Francia matriarcale e rassicurante e che dopo aver messo al letto i bambini fa il giro della casa e chiude la porta a chiave; dall’altra il manager bello e vincente di una Francia sempre più americanizzata, chiamato a gestire il Paese come un’azienda (come impone il manuale del perfetto neo liberismo), il figlio ambizioso della generazione Erasmus, ventriloquo perfetto di un mercatismo messianico che confonde libertà con licenza, ottimo venditore che non troppo spesso, per fortuna (ma sempre a sproposito), cita De Gaulle per rassicurare la pancia di una nazione che però lo stesso generale oggi farebbe fatica a riconoscere.
Quali saranno le prime 5 mosse dei candidati in caso di elezione? Macron vuole accelerare sulla riforma del lavoro e dare ancora più spazio di manovra agli accordi aziendali o categoriali ricorrendo però allo strumento della fiducia, il cosiddetto sistema “par ordonnance”, scelta che ha già fatto irritare i sindacati. Poi approfitterà della buccia di banana su cui è scivolato Fillon, il lavoro fittizio della moglie, per “moralizzare la vita pubblica”, impedendo ai parlamentari di assumere amici o membri della loro famiglia. Il terzo punto riguarda il rafforzamento dell’asse franco-tedesco, e accelerare il percorso verso la creazione di un budget della zona euro, di un ministro dell’economia Ue, e la revisione della direttiva sui lavoratori distaccati. Infine, la semplificazione amministrativa per le piccole e medie imprese e la riforma della scuola primaria. Marine le Pen, da par suo, intende andare subito a Bruxelles per riprendersi le 4 sovranità, per mezzo di un negoziato che dovrà favorire l’uscita della Francia dalla zona euro, disimpegnarla dall’applicazione delle direttive, ripristinare le frontiere e promuovere un’economia più nazionale. Sulla base dell’esito dei negoziati, la presidente della Repubblica chiederà ai francesi, con un referendum, se vogliono rimanere o uscire dall’Unione europea. Le successive 3 mosse riguardano una moratoria sull’immigrazione legale, soprattutto sui ricongiungimenti familiari, il ristabilimento immediato dei controlli alle frontiere, una riforma fiscale che prevede un abbassamento dell’imposta sul reddito del 10 per cento (per la fascia da 9710 a 26818 euro di reddito imponibile, l’imposta passerebbe dal 14 al 12,6 per cento; da 26.818 a 71.898 scende dal 30 al 27 per cento). L’ultima priorità è la più controversa, se non la più scioccante, affermano i suoi detrattori. La sfida lanciata dal terrorismo islamista impone, secondo il Fn, l’espulsione dei cosiddetti “fiche S”, cioè delle persone ricercate considerate una minaccia alla sicurezza nazionale. Tutto molto semplice, se non fosse che la stragrande maggioranza di questi fiche S sono di nazionalità francese e dunque non possono essere espulsi...
(L’articolo completo domani su Conquiste Tabloid)