L'economia americana corre più del previsto, mostrandosi resiliente ai rialzi dei tassi di interesse della Fed. Una galoppata che, insieme a un mercato del lavoro solido, gela le borse sulle quali torna ad affacciarsi prepotentemente il timore di nuove aggressive strette da parte delle banche centrali. Le piazze finanziarie europee chiudono tutte in rosso, con Milano che perde l'1,24%. In forte calo anche Wall Street che vede sempre più come un miraggio un possibile rally di Natale. I listini infatti affondano, con lo S&P 500 e il Nasdaq che perdono fra il 2,5% e oltre il 3% risentendo anche della debole trimestrale di Micron e del nuovo crollo di Tesla, arrivata a perdere fino all'11%. Il colosso delle auto elettriche si avvia a chiudere un trimestre e un anno nero, che l'hanno vista decimare la sua capitalizzazione di mercato fra la crescente concorrenza e soprattutto la distrazione di Elon Musk, al lavoro a tempo pieno su Twitter in attesa di trovare un nuovo amministratore delegato. Ad agitare gli investitori è la forza dell'economia americana. Il pil nel terzo trimestre è cresciuto del 3,2%, oltre la stima iniziale del 2,9% e al di sopra delle aspettative, segnalando una forte ripresa rispetto alla recessione tecnica che ha caratterizzato i primi sei mesi dell'anno. A spingere la crescita sono state le esportazioni e la spesa dei consumatori.
Continua invece a soffrire il mercato immobiliare, che ha sperimentato una contrazione significativa degli investimenti in seguito al balzo dei tassi sui mutui legato ai sette rialzi dei tassi della Fed quest'anno. Anche dal mercato del lavoro arrivano segnali di resilienza: le richieste di sussidi alla disoccupazione sono salite meno del previsto, mostrando la reticenza di molte aziende a tagliare posti di lavoro anche se la situazione varia da settore a settore. In questo scenario la strada della Fed per far scendere l'inflazione al target del 2% rischia di allungarsi, e questo innervosisce le borse preoccupate dal prolungarsi della battaglia contro il caro prezzi. Oltre alla lunghezza della lotta, preoccupa l'intensità con cui verrà portata avanti. La Fed ha rallentato a +0,50% la velocità della sua stretta, ma non è escluso che a fronte di un'economia forte possa tornare a spingere sull'acceleratore e rispolverare maxi rialzi da 75 punti base. La revisione al rialzo del pil nel terzo trimestre "conferma le affermazioni della Fed sulla forza dell'economia e sul suo essere in grado di sopportare una politica monetaria restrittiva per un periodo di tempo esteso", affermano alcuni analisti osservando come nonostante l'aumento dei tassi l'economia cresce e, soprattutto, le famiglie continuano a spendere. Altri osservatori si mostrano invece più cauti rispetto alla crescita e invitano a non lasciarsi ingannare dalla forza dell'economia che, a loro avviso, riflette solo il riposizionamento delle aziende di fronte alla politica monetaria della Fed. Per il quarto trimestre è atteso infatti un rallentamento della ripresa. Bank of America stima una crescita dell'1,2% per gli ultimi tre mesi dell'anno e una recessione nel 2023.
Ma sono un pò tutti gli economisti a prevedere una frenata economica per il prossimo anno fra l'incertezza della guerra in Ucraina, un'inflazione che pur rallentando si mantiene sui massimi da decenni e l'azione in contemporanea della maggiori banche centrali per controllare i prezzi.
Sull’altra sponda dell’Atlantico il Consiglio dell'Ue ha formalmente adottato il regolamento che istituisce il meccanismo di correzione del mercato con il 'price cap' sul gas, dopo l'accordo politico raggiunto dai ministri dell'energia il 19 dicembre. Il meccanismo mira a limitare i picchi eccessivi nei prezzi nell'Ue che non riflettono i prezzi del mercato mondiale, garantendo al contempo la sicurezza dell'approvvigionamento energetico e la stabilità dei mercati finanziari, segnala il Consiglio. Il regolamento, adottato con procedura scritta, sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell'Ue ed entrerà in vigore il primo febbraio 2023. Le disposizioni relative al limite di offerta entreranno invece in vigore il 15 febbraio. Il regolamento si applicherà per un anno.
Come era emerso già il 19 dicembre, anche nella procedura scritta risulta che l'Ungheria ha votato contro, astenute Olanda e Austria, favorevoli gli altri Stati Ue.Intanto i primi effetti si iniziano a sentire. Il prezzo del gas continua a scendere, proprio grazie al 'price cap', e si porta verso i livelli del 23 febbraio vigilia dell'invasione della Russia in Ucraina. Il contratto Ttf, che ieri era rimasto sopra soglia 90 euro, segna un calo del 4,2% a 88 euro al megawattora. "Firmerò un decreto con misure di risposta al 'price cap' sul petrolio lunedì o martedì", ha detto il presidente russo Vladimir Putin citato dalla Tass.
Rodolfo Ricci