Venerdì 22 novembre 2024, ore 17:51

Francoforte 

La Bce vede una forte ripresa ma si divide sui tassi 

La crescita nell'area euro, dopo la frenata nel quarto trimestre in cui ha comunque recuperato i livelli di attività pre-pandemia, "dovrebbe registrare un forte recupero durante il 2022" e anche le condizioni del lavoro "migliorano ulteriormente, benché la dinamica salariale resti nel complesso contenuta". Lo scrive la Bce nel bollettino economico, evocando rischi al rialzo per l'inflazione, che tende comunque a una stabilizzazione sull'obiettivo del 2%.In questo contesto "il Consiglio direttivo ritiene più che mai necessario mantenere un atteggiamento flessibile e aperto a tutte le opzioni nella conduzione della politica monetaria". In verità è stato un board pieno di divsioni. Con il Btp che in settimana tocca il 2% di rendimento, sui massimi di quasi due anni, e lo spread sfiora anche quota 170 dopo i toni da 'falco' di due membri del Consiglio Bce.

E la Fed evoca una stretta più aggressiva se l'inflazione non rallenta. "Presto sarà appropriato" alzare i tassi di interesse, si legge nei nei verbali della riunione della Fed del 25 e 26 gennaio. E "se l'inflazione non scende come previsto, potrebbe essere appropriato rimuovere la politica accomodante più velocemente di quanto anticipato", spiega il documento aprendo anche a una "riduzione significativa del bilancio". Sul fronte della Bce Isabel Schnabel, membro 'di peso' del Comitato esecutivo, tedesca ma non nota per posizioni ortodosse, invoca sul Financial Times una "attenta rivalutazione" delle prospettive d'inflazione (5,1% a gennaio contro un target Bce del 2%) e aggiunge: "Il rischio di agire troppo tardi è aumentato". Con due argomentazioni destinate a influenzare il dibattito all'interno del Consiglio Bce prima della riunione del 10 marzo: i rincari senza precedenti delle case, un tema che agita i sonni delle autorità tedesche (ma che qualcuno derubrica a problema nazionale di vigilanza macroprudenziale) e il mercato del lavoro più solido che, assieme alla prezzi alla produzione, rende "sempre più probabile che l'inflazione si stabilizzi attorno al nostro obiettivo del 2% a medio termine": urge dunque una normalizzazione della politica monetaria.

Tutto dipenderà dalle nuove stime macroeconomiche 2022- 2024 che la presidente Christine Lagarde porterà al Consiglio di marzo: di certo, con una disoccupazione ai minimi record, l'unico tassello mancante per portare l'inflazione al 2% nell'orizzonte al 2024 (ora all'1,8%) e alzare i tassi, è una rincorsa salari-prezzi. Il governatore (e consigliere Bce) lettone Martins Kazaks invece taglia corto: rialzo dei tassi quest'anno "molto probabile" anche se servirà cautela e gradualità. Un mix in grado di infiammare lo spread, se non fosse per un'intonazione più calma sui mercati, con una chiusura di Borsa invariata a Milano dopo un avvio positivo, lo spread decennale italiano che conclude a 163 col rendimento all'1,91% dopo una puntata al 2%. Dopo le minute della riunione di gennaio della Fed, si attende l'intervento dell'esponente 'falco' James Bullard.

Il balzo dei prezzi alla produzione Usa visto ieri (+9,7% a gennaio) prelude al superamento del 7,5% d'inflazione, un livello d'allarme che rischia di precipitare la stretta attesa a marzo e la sequenza successiva di rialzi dei tassi. Una Fed così intonata verso il rialzo dei tassi provocherebbe un rialzo della curva dei rendimenti Usa con un effetto-trascinamento difficile da arginare in Europa. Proprio mentre da una parte il Governo in Italia si aspetta un livello di crescita più che robusto, oltre il 4%. Dall'altra fronteggia un quadro congiunturale "più complesso ed incerto" secondo Confcommercio, che nota la tendenza al rallentamento della crescita a febbraio con un'inflazione che l'associazione dei commercianti stima al 5,6%.

Rodolfo Ricci

( 17 febbraio 2022 )

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