Sprint di fine anno. Peraltro atteso. Infatti, la Bce ha deciso di alzare i tassi d'interesse di mezzo punto percentuale, portando il tasso sui depositi al 2%, quello sui rifinanziamenti principali al 2,5% e quello sui prestiti marginali al 2,75%. Lo ha comunica la Banca centrale, con una mossa che ricalca quella della Fed di mercoledì sera che ha portato i tassi al 4,25%/4,5%, chiudendo il 2023 con il primo colpo di freno a una maxi-stretta che ha visto quattro aumenti consecutivi da 75 punti base. Una mossa che prende atto della frenata dell'inflazione (7,1% a novembre) e del rallentamento dell'economia, ma non prelude a uno stop: il ritmo dei rialzi resterà appropriato. La Bce, nel comunicato dopo la riunione, ha spiegato che il Consiglio direttivo ritiene che i tassi di interesse debbano ancora aumentare in misura significativa a un ritmo costante per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell'inflazione all'obiettivo del 2% nel medio termine.
Mantenere i tassi di interesse su livelli restrittivi - secondo i governatori - "farà diminuire nel corso del tempo l'inflazione frenando la domanda e inoltre metterà al riparo dal rischio di un persistente incremento delle aspettative di inflazione". Dopo otto anni di acquisti di bond, l'Eurotower ha poi di fatto dato il via, a partire da marzo, alla riduzione de proprio bilancio che avverrà non rinnovando i bond che arrivano a scadenza "a un ritmo misurato e prevedibile" pari a 15 miliardi di euro al mese sino alla fine del secondo trimestre del 2023, e che verrà poi determinato nel corso del tempo. Nel fornire la tabella di marcia del quantitative tightening, che smonta l'esposizione della Bce al debito pubblico iniziata con Draghi, Francoforte ha ricordato che nella riunione di febbraio il Consiglio direttivo comunicherà i dettagli dei parametri per la riduzione delle consistenze del programma 'App'.
"Il Consiglio direttivo riesaminerà con cadenza regolare il ritmo della riduzione del portafoglio dell’App" per assicurare che rimanga coerente con la strategia e l'intonazione complessive della politica monetaria, per preservare il funzionamento del mercato e mantenere saldamente sotto controllo le condizioni del mercato monetario nel breve periodo. Contrariamente al programma 'App', la Banca centrale europea manterrà in piedi l'assetto del programma pandemico 'Pepp': la Bce "intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma almeno sino alla fine del 2024 e la futura riduzione del portafoglio del 'Pepp' sarà gestita in modo da evitare interferenze con l'adeguato orientamento di politica monetaria".
A beneficio dei Paesi più in difficoltà sugli spread, il Consiglio direttivo continuerà a reinvestire in modo flessibile il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del portafoglio del 'Pepp', per contrastare i rischi per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria riconducibili alla pandemia. In questo scenario, l'economia dell'Eurozona dovrebbe registrare, fra il quarto trimestre 2022 e il primo trimestre 2023, una recessione relativamente breve e poco profonda. Le nuove stime macroeconomiche indicano "una crescita economica del 3,4% nel 2022, dello 0,5% nel 2023, dell'1,9% nel 2024 e dell'1,8% nel 2025".
Rodolfo Ricci