L’economia ha le sue regole è da tempo gli analisti europei avevano previsto una crescita dei prezzi al consumo. In verità, il rialzo dell'inflazione dell'area euro all'1,6%, in teoria una buona notizia visto che non accadeva dal 2019 ed è il preciso obiettivo della Bce, è bastato a mandare in tilt le Borse europee sui timori di una futura stretta monetaria. È il paradosso in cui si trova Francoforte, il cui Rapporto sulla stabilità finanziaria ha evocato una serie di rischi - da una bolla finanziaria al maxi-debito delle imprese - contribuendo a mettere gli investitori in allerta. Dopo un 2020 passato con inflazione negativa, il dato pubblicato stamani dall'Eurostat non avrebbe dovuto stupire nessuno. L'inflazione nell'area euro è salita principalmente a causa di un effetto base che risente proprio della bassa crescita dei prezzi di un anno fa, nel pieno della pandemia.
La presidente della Bce, Christine Lagarde, da tempo avvertiva che ci sarebbe stata una fiammata dei prezzi nel 2021 che avrebbe portato l'inflazione vicina all'agognato obiettivo del 2%. Destinata però a non durare. E dunque, non tale da giustificare un ripensamento della politica monetaria iper- espansiva che ruota attorno ai tassi ufficiali negativi e agli acquisti del debito col programma pandemico. L'inflazione all'1,6%, però, fa il suo effetto: in fondo è ai massimi da un paio d'anni. E, soprattutto, si accompagna a una ripresa davvero decisa dei prezzi negli Usa (4,2% ad aprile) che, sommata al massiccio stimolo di bilancio voluto dalla Casa Bianca, dall'altra parte dell'Atlantico ha aperto ufficialmente il dibattito su quando la Fed dovrà invertire la marea dell'espansione monetaria.
Un dibattito che, emerge dai verbali della riunione del 27 e 28 aprile, dovrebbe partire a "un certo punto nelle prossime riunioni" se la ripresa continuerà ai ritmi attuali. Nelle minute la Fed ammette il balzo dei prezzi ma ribadisce che l'inflazione riflette effetti transitori come i "colli di bottiglia" nella catena di approvvigionamento. Intanto l'ex segretario del Tesoro Larry Summers avverte: con una Fed così compiacente, si rischiano "danni reali". E gli investitori si muovono d'anticipo, liberandosi di bond e facendo salire i tassi di mercato. L'Europa, secondo i più, è lontana da una simile situazione: la ripresa è ancora fragile, dopo un primo trimestre di crescita negativa.
Per la Bce, prima di pensare a un'inversione di rotta occorre che i rialzi dei prezzi si trasferiscano sulle aspettative, sui salari. Luis De Guindos, il vicepresidente della Bce, è intervenuto proprio oggi alla Cnbc per spiegare che la Bce interverrà sull'obbligazionario, se riterrà che l'aumento dei tassi di mercato non sia giustificato da una ripresa dell'economia vigorosa. Una situazione paradossale per la Bce: l'espansione record del bilancio con il programma 'Pepp' mira proprio a far salire l'inflazione. Ma se i mercati si portano troppo avanti, anticipando al primo sentore d'inflazione la stretta monetaria con un rialzo dei tassi quando la missione della Bce non è ancora compiuta, è un problema per l'Eurotower. Per Lagarde, la parola d'ordine è gradualità quando, in futuro, si dovrà ridurre gli acquisti di debito o alzare i tassi. Sperando che non serva un piano B.
Rodolfo Ricci