A poche ore dal vertice nel Castello di Praga l'Ue ha fatto una prima mossa sul price cap al gas. Lo ha fatto mentre l'Europa si avvicina al baratro del caos, rappresentato dalla frammentazione del mercato interno, e alla luce di un pressing che, sulla Commissione, va ormai avanti da mesi. In una lettera preparata prima del summit Ursula von der Leyen ha abbandonato la parola "studiare" e ha iniziato a sostituirla con "agire". Le direzioni indicate sono quattro e tre di queste contemplano una sorta di 'price cap': nel primo caso si tratta di un tetto negoziato con i fornitori, nel secondo di una limitazione dei prezzi legati all'indice Ttf del mercato di Amsterdam, nel terzo di un cap al prezzo del gas che determina il costo, altissimo, dell'elettricità. L'Ue si muove ma chi si aspetta tempi rapidissimi resterà deluso. Sul 'price cap' l'Europa è ancora spaccata sostanzialmente in due fazioni. La prima sostiene di poter agire a livello nazionale sul prezzo, senza intaccare quelli di importazione in Ue.
Si tratta, in sostanza, dei Paesi che hanno elevato spazio di bilancio, Germania in testa. Dall'altra parte c'è chi sostiene la messa a punto di un cap comune: sono i Paesi ad altro debito, che non possono certo mettere sul tavolo i duecento miliardi dello scudo tedesco. E che, nel caso il caro bollette non si fermi, rischiano danni alle loro industrie più energivore, con conseguenze che andrebbero ben oltre i confini nazionali. A Praga non sembra ancora facile trovare un'intesa. Ma alla luce delle spaccature emerse, Bruxelles proverà a disegnare una proposta, da portare possibilmente al Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre. Nella capitale ceca, invece, si naviga in mare aperto con la lettera di von der Leyen come bussola. Il vertice non prevede neanche una dichiarazione finale su modello di quella che concluse il summit di Versailles a marzo: il tempo è poco e gli argomenti da affrontare sono troppo urgenti per negoziare su ogni parola da apporre ad uno 'statement'.
Al Consiglio informale si parla di sostegno all'Ucraina e di inflazione ma gli animi sono destinati a riscaldarsi sul fronte gas. Con lo scontro tra 'falchi' del Nord e Paesi del Mediterraneo sullo sfondo. Anche l'idea di un fondo Sure 2 sull'energia è stato messo sul tavolo ma un'altra cosa è dire che venga applicata. E nel mirino sembra destinato a finirci anche l'indice Ttf. Von der Leyen, nella lettera, afferma che non è più rappresentativo e che l'Ue paga troppo il suo gas. E, in vista della non facile istituzione di un nuovo benchmark complementare, sottolinea che l'Ue lavorerà alla limitazione dei prezzi legati al Ttf. Per l'Italia si tratta di un notevole passo avanti, sebbene un pò tardivo. Meno soddisfacente, per Roma, è l'idea di un 'price cap' solo al gas che ha un impatto sul prezzo dell'elettricità: il decoupling di Spagna e Portogallo. Complessa anche la messa a punto di un 'price cap' solo agli scambi di gas interni all'Ue mentre, nel breve periodo, è su un tetto negoziato con i fornitori che l'Ue potrebbe puntare davvero: Norvegia, Algeria e Usa sono i primi a cui Bruxelles potrebbe rivolgerci. Ma ancora esta tutto incerto.
Rodolfo Ricci