Domenica 24 novembre 2024, ore 14:11

Bruxelles 

L’onda sovranista resta spaccata in Europa con il rebus Orban 

Determinati, temuti, in costante ascesa nei sondaggi, eppure a rischio implosione. Gli attori dell' onda sovranista e delle destre che il 9 giugno si avviano ad aumentare più o meno nettamente preferenze e seggi all'Eurocamera sono una falange tutt'altro che unita. A Strasburgo i partiti sovranisti e di destra sono attualmente divisi in due gruppi, quello dei Conservatori e Riformisti (Ecr) presieduto proprio da Giorgia Meloni e quello di Identità e Democrazia. L'attuale assetto potrebbe però cambiare sulla base di un principio, innanzitutto: stare o meno dalla parte di chi, pur volendo cambiare l'Europa, non la rinnega.

A poche ore dalla chiusure delle liste per gli Spitzenkandidat il partito Ecr, in una riunione dove non è mancata qualche tensione, ha votato se presentare o meno un suo candidato alla presidenza della Commissione. Alla fine ha prevalso la linea Meloni: Ecr non avrà un suo Spitzenkandidat. Il Pis presieduto da Mateusz Morawiecki guidava la posizione opposta. E non è l'unica differenza che, da qualche settimana, è emersa tra i due alleati. Morawiecki, ad esempio, è il più convinto promotore dell'ingresso di Fidesz, partito di Viktor Orban, in Ecr. Ingresso che tuttavia sarebbe da ostacolo al percorso di avvicinamento di Fdi alla maggioranza Ursula (con il pieno consenso di von der Leyen). Recentemente Morawiecki si è fatto portatore anche di un'altra istanza: l'unione di Ecr con Id, ad esclusione dei tedeschi di Afd, ormai sempre più ai margini. Ma anche in questo caso Meloni si è mostrata a dir poco prudente. Sul piano delle alleanze in Ue la premier prenderà tempo fino al 9 giugno almeno. La sua delegazione si avvia a superare, in fatto di seggi, quella del Pis ma molto dipenderà anche dalla partita dei top jobs e dalla conferma - da parte dei leader dei 27 innanzitutto - di von der Leyen alla Commissione.

Nel Ppe, a cominciare dalla presidente dell'esecutivo Ue, hanno più volte evocato un rimescolamento nell'aerea sovranista. Buona parte del Ppe considera interlocutori ormai affidabili non solo Fdi ma anche la delegazione ceca guidata da Petr Fiala o quella finlandese. Mentre in Id non è sfuggito il drastico cambio di toni, in direzione moderata e meno anti-Ue, che ha adottato Marine Le Pen ultimamente. Tanto da andare allo scontro, lo scorso febbraio, con gli alleati di Afd su una questione apparentemente marginale come l'autonomia dell'isola di Mayotte, che è un protettorato francese. In un editoriale pubblicato sul Financial Times, l'opinionista Tony Barber ha fatto un raffronto tra Fdi, Afd e il Rassemblement National, tutti e tre guidati da donne.

A loro vanno aggiunti altre formazioni destinate a buone performance a giugno: gli austriaci di Fpo, gli olandesi di Ppv, i portoghesi di Chega, gli spagnoli di Vox. Tutti legati dalla promozione di "valori tradizionali" e di un'Europa meno incisiva ma con sfumature diverse. E tra questi figura anche la Lega. Il partito di Salvini da tempo porta avanti l'istanza dell'unita delle destre in Ue ma difficilmente potrà uscire dal cordone sanitario issato dai partiti filo-Ue con i sovranisti.

Ed è arrivato anche il via libera dagli Stati membri Ue al nuovo Patto di stabilità e crescita. I ministri europei riuniti al Consiglio Ue Agricoltura a Lussemburgo hanno adottato senza discussione la proposta di riforma composta da tre atti legislativi: il regolamento che istituisce il cosiddetto braccio preventivo del Patto, il regolamento che modifica il braccio correttivo e la direttiva che modifica i requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri. Il pacchetto è stato confermato con la sola astensione del Belgio - presidente di turno dell'Ue - sul regolamento relativo al coordinamento efficace delle politiche economiche e alla sorveglianza.

Rodolfo Ricci

( 29 aprile 2024 )

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