I mercati tornano a mettere alla prova la Bce, con la presidente Christine Lagarde che, parlando dopo il consiglio direttivo di questa settimana, sarà chiamata a un compito difficile: dimostrare che l'Eurotower è pronta a reagire al rialzo dei rendimenti che da settimane agita il mercato dei titoli di Stato, quando la stessa Bce di fatto sta rimanendo alla finestra. Con i governi che mettono a punto i loro Recovery plan, e con i vaccini all'orizzonte, per la Bce sembrava quasi impostato il 'pilota automatico’ fino a qualche tempo fa, dopo la decisione, a dicembre, di potenziare fino a 1.850 miliardi di euro il Pepp, il programma di acquisto di debito per l'emergenza pandemica. Non è così e paradossalmente, sono le buone notizie a rischiare di mettere Lagarde in difficoltà.
O meglio, i mercati che si stanno portando avanti sulle buone notizie: dopo il maxi- piano di stimolo di bilancio da 1.900 miliardi di dollari dell'amministrazione Biden, e con l'inflazione in rialzo, gli investitori americani hanno cominciato a scaricare i treasuries. Facendo salire i rendimenti, cioè i tassi di mercato, in quella che di fatto è una stretta alle condizioni finanziarie. All'1,6%, il rendimento del 't-bond' decennale viaggia ai massimi dal gennaio 2020. Se per Washington è un fastidio ancora gestibile, che anticipa una ripresa forte, per l'Europa è un bel grattacapo: perché il movimento, come in un sistema di vasi comunicanti, sta innescando una stretta finanziaria che è esattamente ciò che la Bce deve evitare. Il bund decennale, che solo lo scorso novembre viaggiava a -0,6% grazie all'azione della Bce, è balzato a fine febbraio a -0,23%, un rialzo che si è attenuato solo un pò, ora a -0,28%.
Un trend che, se non si vuole depotenziare la politica monetaria iper-espansiva che serve a una ripresa fragile come quella dell'Eurozona, va invertito. Di recente, hanno lanciato un segnale di allarme tre membri del comitato esecutivo Bce, Isabel Schnabel, il capo economista Philip Lane e in particolare Fabio Panetta, che ha avvertito che il 'contagio’ dai tassi Usa a quelli europei va contro la ripresa. Finora Lagarde si è limitata a promettere condizioni favorevoli ancora a lungo, estendendo l'orizzonte temporale dell'attuale assetto espansivo.
Ma i mercati stanno mettendo alla prova quell'impegno. Per di più, il Tesoro Usa si appresta questa settimana a emettere qualcosa come 120 miliardi di bond: una simile situazione, il mese scorso, aveva innescato una fiammata dei tassi, con una penuria di compratori che aveva costretto i dealer specialisti del primario a comprarsi buona parte dei 62 miliardi offerti. La Bce - dove Lagarde deve anche mediare con la voglia di normalizzazione dei governatori più 'falchi’, potrebbe prendere ancora tempo, con un 'frontloading' degli acquisti del Pepp, una anticipazione per fronteggiare le attuali tensioni. I dati della scorsa settimana, con acquisti netti stabili intorno ai 12 miliardi, dicono che non lo sta facendo. Il Pepp è dotato di ampia flessibilità e qualche margine c'è ancora per riportare i tassi sotto i livello di guardia. Ma se agisse troppo tardi, la Bce si troverebbe a dover dispiegare un arsenale ancora più grande. Ogni parola della Lagarde in merio,domani, sarà soppesata con attenzione, e non si escludono sorprese. Dovrà tener conto delle rassicurazioni su un graduale aumento dei prezzi fornite dal presidente della Fed, Jerome Powell, nella settimana già trascorsa. Gli analisti non escludono quindi una certa volatilità, anche alla luce della recente decisione dell'Opec plus di mantenere il taglio alla produzione di greggio, che nell'immediato ha fatto volare il prezzo. L'auspicio che giunge da più parti è inoltre quello di un proseguimento di una politica espansiva di bilancio da parte della Bce, con alcuni analisti che non escludono mosse di allargamento del programma pandemico.
Rodolfo Ricci