L'Italia vuole più flessibilità nel nuovo Patto di Stabilità e punta allo scorporo delle spese per la transizione verde e digitale e anche per la difesa. A ribadire il messaggio, già recapitato sui tavoli Ue nelle settimane scorse, questa volta è stato il ministro per gli Affari Ue, la Coesione e il Pnrr Raffaele Fitto. La cornice era il Consiglio Affari Generali che, tra i suoi compiti, ha quello di preparare anche i vertici europei. E al summit di fine giugno, di governance economica se ne parlerà eccome con all'orizzonte nuove possibili tensioni tra i falchi del Nord e i Paesi che hanno un debito ancora elevato.
Per Roma, del resto, la trattativa sulla riforma del Patto si incrocia, almeno temporalmente, con altri due negoziati non meno facili. Quello sulla ratifica del Mes e quello sul nuovo Pnrr, che Bruxelles vorrebbe nero su bianco il prima possibile. Sulla riforma del Meccanismo europeo di stabilità una sensibile novità è giunta da Roma: la proposta di legge di ratifica approderà in Aula a Montecitorio il prossimo 30 giugno. A deciderlo è stata la conferenza dei capigruppo con il presidente della Camera Lorenzo Fontana che, ha riferito la Dem Chiara Braga, "si è preso l'impegno". Che poi si arrivi alla ratifica vera e propria è tutt'altro che scontato ma, per Bruxelles, la calendarizzazione potrebbe già rappresentare un segnale.
"Andremo fino in fondo su questa battaglia necessaria a non far perdere credibilità all'Italia", ha avvertito il capogruppo di Azione-Iv, Matteo Richetti. L'Italia ha tempo fino alla fine dell'anno per ratificare il Mes. Le possibilità che ci sia una modifica dello strumento prima che Roma lo approvi in via definitiva sono pressoché impossibili. E, anche per questo, Roma nelle ultime settimane ha provato a giocare su più tavoli. Chiedendo, rispetto allo schema presentato dalla Commissione, una maggiore flessibilità sul Patto. "Puntiamo a nuove regole di bilancio che siano realistiche e favorevoli alla crescita, con una maggiore flessibilità sugli investimenti verdi, sui piani di rilancio nazionali e sulla difesa", ha sottolineato Fitto ai suoi omologhi a Bruxelles. Nella capitale belga, questa volta, il ministro non ha avuto incontri né tecnici né politici sul Pnrr.
La terza rata da 19 miliardi resta sub iudice. Il rischio che all'Italia non vengano erogati tutti i fondi richiesti (ma a quel punto la quota non esborsata slitterebbe al semestre successivo, non andrebbe persa) resta concreto. Il Mef per fronteggiare l'aumento dei costi delle materie prime, nel frattempo ha assegnato ulteriori 2,32 miliardi di euro del Fondo opere indifferibili 2023 per gli interventi previsti dal Pnrr e dal Piano nazionale per gli investimenti complementari. "Al Pnrr serve un tagliando. Il RepowerEu diventa l'occasione per fare insieme una valutazione su cosa può essere ottimizzato e perfezionato", ha ribadito la premier Giorgia Meloni ai sindacati.
Rodolfo Ricci