Un minerale dall'inestimabile valore per le compagnie operanti nei settori della cosmetica, dell'automotive e dell'elettronica, in grado di alimentare un giro d'affari da miliardi di euro in un mercato che vede fra i protagonisti Cina, India, Stati Uniti e Unione Europea. Il lucrativo business della mica cela però un vergognoso segreto: l'utilizzo massiccio di lavoro minorile per estrarre il minerale dalle pericolose miniere. Secondo l'ultimo rapporto del Somo, l'istituto di ricerche sulle imprese multinazionali, il fenomeno è particolarmente radicato in India, uno dei maggiori produttori ed esportatori mondiali, dove oltre 20 mila minori sarebbero impiegati illegalmente nel settore.
La situazione di illegalità “tollerata” agevola l'utilizzo di lavoro minorile ma serve anche a coprire l'alto tasso di incidenti, spesso mortali, che avvengono nelle miniere. Oltre al rischio di crolli strutturali, i lavoratori sono costretti a inalare polveri sottili durante l'arco della giornata lavorativa con il rischio di contrarre malattie respiratorie e tumori ai polmoni. L'utilizzo di bambini nelle miniere indiane è diffuso e legato direttamente all'endemica povertà dell'area dove circa il 35% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Una povertà che alimenta il circolo vizioso del lavoro forzato. Molte famiglie indiane sono infatti obbligate a lavorare nelle miniere per ripagare debiti contratti che possono arrivare a tassi di interesse annuali del 200%. E' in questo contesto di miseria e di violenza che i minori, anche al di sotto dei dieci anni di età, sono costretti a lavorare per sostenere la famiglia. Secondo una recente investigazione del Guardian, le retribuzioni per lavorare sei giorni alla settimana in una miniera di mica si aggirerebbero intorno a un euro al giorno.
A seguito delle recenti denunce, molte compagnie hanno lanciato investigazioni indipendenti per comprendere la rilevanza del fenomeno nelle loro catene di fornitura. Un processo ancora nella sua fase iniziale ma che deve necessariamente chiamare in causa, nelle conclusioni del rapporto, anche le istituzioni internazionali e il governo indiano che non ha mai ratificato le principali convenzioni dell'Ilo sul lavoro minorile. L'azione di Nazioni Unite e Ocse dovrebbe dunque indurre il governo indiano ad adottare un approccio che tenga in considerazione i fattori alla base del fenomeno del lavoro minorile, fra cui l'illegalità delle operazioni di estrazione, l'emersione del lavoro informale, le giuste retribuzioni, il rispetto delle misure di salute e sicurezza e di salvaguardia ambientale.
(Approfondimento domani su Conquiste Tabloid)