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Siderurgia

Ilva, la Ue apre l’ indagine per aiuti di Stato

Adesso è ufficiale: Bruxelles ha avviato un'indagine approfondita per stabilire se il sostegno dato dallo Stato italiano all'Ilva rispetti o meno le norme europee sugli aiuti di Stato. Nell'indagine la Commissione "vaglierà in particolare se l'accesso agevolato al finanziamento accordato all'Ilva per ammodernare lo stabilimento di Taranto le dia un vantaggio sui concorrenti". La bonifica del sito, però, non verrà interrotta. "Data l'urgenza di decontaminare il sito, la Commissione prevede anche garanzie che consentono all'Italia di attuare subito il risanamento ambientale", si legge nel comunicato dell'Ue.

“Collaboreremo con l’Italia per superare le nostre attuali preoccupazioni. La migliore garanzia di un futuro sostenibile per la produzione siderurgica nel Tarantino è la cessione delle attività dell’Ilva a un acquirente che le metta in conformità con le norme ambientali e le sfrutti a scopi produttivi”, ha dichiarato stamane la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager.

Un paio di settimane fa, quando era già atteso l’annuncio di Bruxelles, Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl aveva ricordato come solo la sua organizzazione lo scorso anno, quando in tanti brindavano alla rinazionalizzazione dell’Ilva, avesse dato un giudizio negativo della strada intrapresa. Ora l’auspicio delle tute blu della Cisl è di una maggiore serietà. L’esame dell’antitrust europeo si concentrerà in particolare sul prestito ponte del Governo all’Ilva da 300 milioni di euro, più gli ulteriori interventi contenuti nella Legge di stabilità per 800 milioni, che dovrebbero andare a sanare proprio il problema ambientale su cui è aperta una procedura d’infrazione.

Intanto il Parlamento è alle prese con il nono decreto Ilva. "Bisogna fare in fretta perchè L’Ilva esca dal guado e con l’Ilva salvaguardare il settore dell’acciaio", ha avvertito il presidente della Commissione Industria del Senato Massimo Mucchetti che con la commissione Ambiente sta esaminando in seconda lettura il provvedimento. "Venuta meno la disponibilità dei soldi dalla Svizzera è stato necessario intervenire con un nuovo decreto. L’azienda è in mezzo al guado e ha bisogno di cassa, bisogna salvaguardare la produzione, il risanamento ambientale e i posti di lavoro" ha spiegato Mucchetti presso la cui commissione, giusto un anno fa, veniva strutturato il decreto Salva-Taranto creando un sofisticato meccanismo finanziario per favorire il rientro in Italia dei fondi dei Riva sequestrati in conti Svizzeri in attesa di una sentenza definitiva. "Questo decreto non è la correzione del precedente - afferma Mucchetti -. Interviene perchè il tribunale di Bellinzona ha impedito il trasferimento, ma quella causa non è definitivamente persa". Infatti i giudici di Zurigo hanno fatto ricorso. Oggi sono scaduti i termini per la presentazione degli emendamenti in commissione (ne sono stati presentati un’ottantina) mentre il disegno di legge di conversione del decreto è atteso in aula a Palazzo Madama per mercoledì 27 gennaio. Il decreto scade il 2 febbraio.

(Approfondimento domani su Conquiste Tabloid)

( 20 gennaio 2016 )

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