Domenica 24 novembre 2024, ore 12:22

Bruxelles 

Il Ppe alza la posta sulle nomine e tenta di chiudere su von der Leyen  

Chiudere su Ursula von der Leyen entro venerdì al vertice dei leader. E completare l'iter entro il 18 luglio, a Strasburgo, alla plenaria dell'Eurocamera. Provando, con una zampata finale, a lasciare il Consiglio europeo nelle mani dei socialisti soltanto per mezzo mandato. Il Ppe prepara la trattativa finale sui nuovi vertici Ue tornando a sbandierare la vittoria elettorale che gli ha permesso di confermarsi di gran lunga il primo gruppo al Parlamento europeo. Ma, al di là della cortina di forza e unità che il presidente Manfred Weber non manca di evidenziare ad ogni incontro, i Popolari hanno di fronte un duplice problema: da un lato, i numeri della maggioranza Ursula sono oggettivamente risicati; dall'altro, l'apertura ai Verdi o - sul fronte opposto - a Giorgia Meloni rischia di spaccare il gruppo, soprattutto nello scrutinio segreto previsto per il voto sulla presidente della Commissione.

A pochi giorni dal nuovo confronto tra i capi di Stato e di governo dei Ventisette, Weber ha riunito per la prima volta dopo le europee l'assemblea del Ppe. Ha parlato con al suo fianco Roberta Metsola e Ursula von der Leyen, dando dimostrazione del suo appoggio alle presidenti uscenti. La prima, il 16 luglio, potrebbe essere confermata alla guida dell'Eurocamera con un nutrito numero di sì. La seconda, anche all'interno del Ppe, ha i suoi nemici. Ed è per questo che, nonostante la cena informale dei leader del 17 giugno sia finita con una fumata grigia sui top jobs Ue, Weber continua a temere più l'emiciclo di Strasburgo che il tavolo dei leader europei dell'Europa Building.

L'obiettivo dei negoziatori dei Popolari, Donald Tusk e Kyriakos Mitsotakis, è arrivare ad un accordo venerdì pomeriggio con l'Italia a bordo. Il terzetto di nomi - nonostante il tam tam che vuole Enrico Letta come possibile piano B - resta stabile: oltre a von der Leyen, vi sono il socialista Antonio Costa alla presidenza del Consiglio europeo e la liberale Kaja Kallas come Alto rappresentante. Nei giorni che precederanno il summit Ue i gruppi proveranno a fare quadrato attorno alle loro posizioni. Ed è qui che il tavolo rischia di saltare. "Sul Consiglio europeo bisogna tener conto del risultato elettorale, dopo due anni e mezzo ritengo giusto che ci sia una guida popolare", ha insistito il vicepremier Antonio Tajani dando linfa ad una linea sposata appieno da Weber. I Socialisti, che confermeranno Iratxe Garcia Perez alla testa del gruppo, hanno evitato nuove reazioni a caldo che possano avvelenare il clima.

Anche la terza componente, quella dei Liberali, è alle prese con i dolori post-Europee, che stanno portando a mettere in dubbio anche la conferma della macroniana Valerie Hayer alla presidenza di Renew. Ursula von der Leyen, se i 27 la confermeranno, non può comunque dormire sonni tranquilli con 37 seggi di margine sulla soglia minima della maggioranza. Il Ppe sta provando a fare scouting nel grande bacino dei 'non allineati', che conta 84 eletti. L'imperativo, per non aumentare la quota di franchi tiratori, è evitare che i Verdi o Ecr entrino ufficialmente in maggioranza. In realtà, sia i Greens sia i meloniani sono pronti a votare il bis di Ursula.

Anzi, il voto per von der Leyen potrebbe aumentare le tensioni interne ai Conservatori, con i polacchi del Pis sempre più irrequieti su un'eventuale virata di Fdi a favore della Spitzenkandidatin del Ppe. Una partita interna dalla quale si richiama nuovamente fuori Viktor Orban. Che, in attesa di assumere la presidenza di turno dell'Ue, da Roma è tornato a ribadire la sua indisponibilità a fare parte del gruppo guidato dalla premier italiana, puntando ancora il dito sui rumeni anti-ungheresi di Aur.

Rodolfo Ricci

( 25 giugno 2024 )

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