Lunedì 25 novembre 2024, ore 4:37

Guerra 

Il Parlamento Ue: stop totale al gas e petrolio della Russia 

"L'attacco missilistico di questa mattina alla stazione usata per evacuare civili in Ucraina è spregevole. Sono sconvolta e offrirò personalmente le mie condoglianze al presidente Zelensky. I miei pensieri vanno alle famiglie delle vittime", ha scritto in un tweet la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, in queste ore in Ucraina. Resta il dato di fondo: d'ora in poi ogni tentennamento sullo stop all'energia russa sarà imputabile esclusivamente all'esecutivo Ue e ai governi dei Paesi membri. Il Parlamento europeo, in una risoluzione destinata a creare uno spartiacque nel percorso delle sanzioni contro Mosca, ha chiesto a Bruxelles di applicare l'embargo "totale e immediato" all'energia russa. A tutte le fonti che l'Europa importa: carbone, petrolio e soprattutto gas. Il sì di Strasburgo è giunto proprio mentre alla riunione degli ambasciatori dei 27 Paesi membri si consumava una nuova frenata sull'ok al quinto pacchetto di sanzioni, che include il carbone.

L'approvazione, comunque, è arrivata in serata al termine di una nuova riunione del Coreper. A Bruxelles i tecnici delle capitali europee sono stati impegnati ore a limare tutti i nodi del quinto pacchetto di sanzioni. Due, innanzitutto. Quello relativo alle eccezioni inserite nel divieto di accesso ai porti europei per le navi russe, che ha incontrato i dubbi di Grecia e Polonia. E quello relativo ai contratti esistenti tra le aziende europee e Mosca sull'import di carbone. L'Ue si è resa conto che un embargo totale e immediato avrebbe comportato ingenti penalità. La Germania, maggior importatrice di carbone russo in Ue, ha chiesto e ottenuto un dilazionamento dell'inizio dell'embargo. Così lo start, per chi ha contratti in essere sul carbone, sarà ad agosto. La proposta tedesca è stata accettata anche per una considerazione: lo stop al carbone è il primo nel comparto energetico ma non costerà molto a Mosca.

A fare male a Vladimir Putin saranno solo il 'no’ al petrolio e soprattutto al gas. Il pressing sull'Ue aumenta sempre di più e arriva non solo dagli alleati occidentali e da Kiev, ma anche dal Parlamento europeo. Un emendamento sottoscritto da Ppe, S&D, Renew, Greens e Ecr e inserito nella risoluzione sul Consiglio europeo dello scorso marzo ha proposto di sostituire alle parole "embargo il prima possibile" le più nette "embargo immediato e totale": 413 eurodeputati hanno detto sì, a fronte di 93 contrari e 43 astenuti. La risoluzione è stata poi votata nel suo complesso da 513 europarlamentari. "Colleghi, questo è un momento significativo, la nostra posizione è chiara", ha scandito la presidente del Pe Roberta Metsola tra gli applausi dell'Assemblea. Tutti gli eurodeputati italiani hanno votato l'emendamento sull'embargo immediato al gas ad eccezione dell'ex leghista Francesca Donato (astenuta) e di Carlo Calenda, che ha votato contro. Eppure von der Leyen ieri in Svezia è parsa aver colto il segnale di Strasburgo. "Stiamo già lavorando al prossimo pacchetto, prepariamo l'uscita dal petrolio russo", ha affermato.

Nel frattempo però Bruxelles dovrà trovare, al più presto, soluzioni alternative sia dal punto di vista delle forniture sia per mitigare l'impatto sui prezzi. Solo così Paesi come Germania, Austria e Ungheria potranno essere convinti. Anche perché l'inserimento già ora nella black list di Katerina Tikhonovna e Maria Vorontsova, le due figlie di Vladimir Putin nate dal suo primo matrimonio, difficilmente soddisferà Kiev. Da segnalre che sono emerse divisioni anche all'interno della Bce su come rispondere allo shock economico innescato dall'invasione russa in Ucraina. Dai verbali della riunione di politica monetaria del 9-10 marzo emerge che per il peggioramento delle prospettive inflazionistiche, alcuni esponenti del board volevano fissare una data definitiva per la chiusura degli acquisti di asset e, di conseguenza, l'avvio del rialzo dei tassi di interesse nel terzo trimestre, osservando che "preservare l'opzionalità riguardo all'acquisto di asset non è privo di costi". Altri membri invece optavano per un orientamento attendista 'wait and-see' alla luce del forte livello di incertezza, rilevando che "passi netti e decisi erano meno giustificati" rche nella situazione prebellica e "potrebbero andare intaccare ulteriormente la fiducia".

Rodolfo Ricci

( 8 aprile 2022 )

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