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Ikea spiava i dipendenti. L’accusa di un tribunale francese

Dopo l’indagine aperta dalla Commissione europea per presunti favori fiscali ricevuti dall’Ikea in Olanda, un’altra tegola giudiziaria si è abbattuta sul colosso svedese dell’arredamento. Questa volta a muoversi è stato l'ufficio del procuratore di Versailles, che ha accusato Ikea di spiare clienti e dipendenti della compagnia (in particolare lavoratori coinvolti nei sindacati) con l'aiuto di diverse forze dell’ordine francesi, chiedendone il rinvio a giudizio. Nei giorni scorsi, diversi negozi Ikea in tutta la Francia sono stati perquisiti proprio in relazione a queste accuse. Secondo il quotidiano Le Monde, le persone coinvolte sarebbero 15, tra le quali alcuni agenti di polizia, tre ex dirigenti di Ikea senior di cui due ex amministratori delegati, Jean-Louis Baillot e Stefan Vanoverbeke. L’accusa è di aver pagato i funzionari di polizia per accedere illegalmente ad informazioni riservate contenute negli archivi dei tribunali, nei registri della polizia e degli istituti bancari per acquisire quanti più dati possibili sulle persone “spiate” dall’azienda.

Il caso era stato sollevato nel 2012 a seguito di un articolo pubblicato sul settimanale satirico Le Canard Enchaîné, in base al quale la società avrebbe pagato 80 euro per ogni accesso ai dati della pesona “spiata”. Secondo quanto riportato dai media, Ikea France ha richiesto informazioni sui dipendenti, inclusi i membri del sindacato. In un caso, la società avrebbe richiesto informazioni personali su un cliente che l’ aveva citata in giudizio per 4.000 euro.

L'avvocato dei lavoratori del gruppo, Sofiane Hakiki, citato da Le Figaro, a nome dei suoi clienti si è dichiarato "soddisfatto della posizione del pubblico ministero" e ha detto di aspettarsi che il Tribunale dia seguito al caso. Nonostante l'accusa della Procura di Versailles, infatti, la decisione finale sarà del giudice, che avrà un massimo di tre mesi di tempo per decidere se rinviare a giudizio gli imputati.

E.C.

( 16 gennaio 2018 )

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