Tutto come previsto: nel corso della notte il Parlamento ellenico ha approvato un testo di 7.000 pagine, che include misure per rilanciare le privatizzazioni e una serie di clausole di salvaguardia sulle imposte indirette (come in Italia sull'Iva) per evitare gli sforamenti di deficit.Provvedimenti che consentono ad Atene di presentarsi con "i compiti a casa fatti" all'Eurogruppo, in cui spera di raggiungere un accordo su quell'alleggerimento del debito invocato fin dalla difficilisima trattativa per il nuovo programma di aiuti, dell'estate 2015.
Il parlamento greco ha approvato il nuovo pacchetto di misure di austerità con 152 voti a favore. Solo uno dei 153 parlamentari che forma la maggioranza di governo di Alexis Tsipras ha votato contro le misure, ed in particolare contro il superfondo per le privatizzazioni e il meccanismo che autorizzerà tagli di spesa automatici nel caso in cui Atene non rispettasse gli impegni presi con i suoi creditori.
I creditori ringraziano e si dicono pronti a sbloccare 11 miliardi di euro, rispetto ai 5,7 miliardi previsti inizialmente, nell’eventualità di un accordo (più che probabile) a Bruxelles. I fondi verrebbero usati per pagare arretrati e coprire le necessità finanziarie fino alla fine dell'anno, compreso un pagamento di 2,3 miliardi di euro alla Banca Centrale Europea a luglio.
I nuovi tagli alla spesa e gli aumenti delle tasse approvati dal parlamento greco sono "un passo chiave" per sbloccare l'erogazione di nuovi prestiti, ha dichiarato in conferenza stampa il commissario Ue agli Affari Economici, Pierre Moscovici, alla vigilia dell’Eurogruppo che avrà ancora una volta sul tavolo il delicato dossier ellenico. "Un passo chiave è stato compiuto verso la conclusione della prima fase del programma greco", ha affermato Moscovici, "auspico e desidero un accordo alla riunione dell'Eurogruppo". Secondo Handesblatt, un'intesa potrebbe sbloccare dai 9 agli 11 miliardi di euro, cifra necessaria a consentire il pagamento degli stipendi pubblici e persino l'ordinaria amministrazione di un governo trovatosi in prima linea sul fronte dell'emergenza immigrazione. Se Atene ha fatto la sua parte, ora tocca ai creditori risolvere le gravi divergenze tra il Fondo Monetario Internazionale, che chiede un lungo periodo di 'grazia' per rendere il debito di Atene sostenibile, e l'Unione Europea, in particolare la Germania, che non ne vuole sapere di fare sconti, almeno fino al 2018.
Secondo alcune indiscrezioni di stampa, in occasione del G7 finanziario di Sendai, in Giappone, si sarebbe discusso di un possibile compromesso che prevederebbe un mini alleggerimento del debito, facendo leva sulla restituzione alla Grecia degli interessi dei suoi titoli di Stato posseduti dalla Bce. Ma anche un trasferimento di parte del debito greco posseduto dal Fmi al partner Ue.Il tutto mentre si avvicina la fase più accesa della campagna referendaria in Gran Bretagna sulla permanenza nell'Unione europea. Il voto sulla Brexit sarà il 23 giugno e secondo alcuni osservatori indirettamente lo spettro di questo evento, che potrebbe avere conseguenze economiche nefaste un po per tutti, come appena ribadito dal G7, potrebbe aiutare la Grecia ad avere una Commissione europea "più conciliatoria".
Della Grecia stamane ha parlato anche l'ex presidente della Commissione Ue, Romano Prodi, intervistato a "La Radio ne parla" su RadioRai1. ”I soldi dati alla Grecia - ha sostenuto Prodi - sono serviti a pagare le banche tedesche e francesi. Ora che vogliamo fare? E' chiaro che la Grecia non riuscirà a pagare". Quindi, è stato chiesto a Prodi, occorre cancellare il debito alla Grecia? "Se mi dice come i greci possano pagare - ha replicato - posso cambiare idea. Questa regola dell'economia è stata applicato anche ai tedeschi. Dopo la seconda guerra mondiale le è stato condonato un debito enorme che non era in grado di pagare. Non è misericordia ma saggezza".