La Grecia da oggi è fuori dal terzo e ultimo piano di salvataggio internazionale. Dopo Portogallo, Irlanda,Spagna e Cipro, era l'ultimo Paese dell'Eurozona a beneficiare di un programma di aiuti internazionali dopo la crisi. Un traguardo importante, che Atene raggiunge portando sulle spalle i segni di otto anni di austerità e una crescita economica ancora stentata. Non ci si attendono celebrazioni, anche se il primo ministro Alexis Tsipras per l'occasione farà un discorso molto atteso. Il quotidiano d'opposizione Ta Nea, dal canto suo, sabato ha sintetizzato la situazione con questo titolo: "21 agosto, ora zero. Il salvataggio è finito, l'incubo continua".
Nei tre programmi di aiuti che si sono succeduti - nel 2010, nel 2012 e infine nel 2015 - i creditori internazionali della cosiddetta Troika, composta da Ue, Bce e Fmi, hanno prestato ad Atene un totale di 289 miliardi di euro.
Ma le riforme economiche che hanno chiesto in cambio non sono state senza conseguenze. In otto anni un quarto del Pil è evaporato, la disoccupazione è arrivata a superare il 27% nel 2013. Adesso, l'economia sta di nuovo crescendo e a maggio la disoccupazione, per la prima volta dal 2011, è tornata al di sotto del 20%.
I mercati finanziari nei prossimi mesi decideranno quale sarà la fine del programma di salvataggio finale. Come sicurezza, Atene ha una riserva di capitale di 25 miliardi di euro, il che significa che può coprire i prossimi due anni, indipendentemente da come i tassi di interesse influenzeranno i rimborsi dei prestiti.
Il fondo di salvataggio dell''Eurozona chiede ad Atene di attenersi rigorosamente ai termini raggiunti con i creditori. In un'intervista al quotidiano Ethnos e al portale News 24/7, il direttore generale dell''European Stability Mechanism Klaus Regling ha spiegato come l'Esm sia "un creditore molto paziente, ma che vuole essere rimborsato".
Per questo, "la Grecia deve continuare a lavorare per ripristinare la fiducia dei suoi partner e sono convinto che possa farcela", ha aggiunto.
"Il tempo dell'austerità è finito, ma la fine del programma non è la fine del cammino delle riforme", ha ribadito il commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici. "Chiaramente", ha osservato l'esponente dell'esecutivo comunitario, "la realtà sul terreno continua a essere complicata". Secondo Moscovici, "c'è ancora molto lavoro da fare prima che la Grecia possa tornare a reggersi da sola sui suoi piedi".
Una vigilanza stretta sulle finanze di Atene verrà mantenuta dalla commissione fino al 2022. Ma non ci saranno più diktat. Certo, ha ammesso ilpolitico f rancese, questi otto anni "sono stati particolarmente dolorosi per il popolo greco e profondamente destabilizzanti per l'Eurozona". Ma "senza l'assistenza finanziaria", ha aggiunto, "l'economia greca sarebbe collassata" e "i costi e le conseguenze di questo collasso per gli altri Paesi e l'intera Unione europea sarebbero stati ben maggiori rispetto ai prestiti effettuati".
Non è stato facile però. "Io stesso", ha detto ancora Moscovici, "mi sono sentito in difficoltà quando decidemmo, a porte chiuse, il destino di milioni di greci". Da quella crisi va però tratta una lezione. "La zona dell'euro", ha concluso il commissario, "deve continuare la sua integrazione e pensare alle prossime crisi" che "inevitabilmente arriveranno. Dobbiamo anticiparle anziché aspettare sul bordo dell'abisso".