La 'signora della Concorrenza', Margrethe Vestager non ha perso tempo ad annunciare la sua disponibilità per guidare la Banca Europea degli Investimenti. Il titolare all'Agricoltura, Janusz Wojciechowski, sussurrano le malelingue, passa più tempo in Polonia che a Palazzo Berlaymont. Mariya Gabriel è già un ex commissaria: ha optato per la carica di vice premier e ministro degli Esteri della Bulgaria. Le Europee si terranno solo tra un anno ma, alla Commissione Ue, è già tempo di grandi manovre. Con due protagoniste, su tutte: Ursula von der Leyen e Roberta Metsola. La prima ha fatto sapere che scioglierà il nodo sul suo futuro solo dopo l'estate ma in tanti, nei corridoi europei, scommettono sulla sua ricandidatura. La seconda ha detto di appoggiare von der Leyen. Il suo destino potrebbe essere ancora alla guida dell'Eurocamera ma è un fatto che, da settimane, sia in costante tour nelle capitali dell'Unione. Bhè, un chiaro segnale che punta a Palazzo Berlaymont. Nel frattempo è scoppiato il più classico dei casi da 'bolla' europea, quello legato al futuro di Vestager.
La commissaria alla Concorrenza ha dato la sua disponibilità al governo danese per la candidatura a presidente della Bei, carica per la quale corre, tra gli altri, anche l'ex ministro dell'Economia italiano Daniele Franco. Una candidatura di peso, quella di Vestager, che non è passata inosservata neanche a von der Leyen. In una nota dai toni gelidi la presidente dell'esecutivo europeo ha chiesto alla commissaria di "evitare ogni tipo di conflitto di interessi" e, per questo, di mettersi "in aspettativa non retribuita" al più tardi quando la sua candidatura sarà inviata ai governatori della Bei. "L'integrità della Commissione non deve essere messa in discussione", ha replicato Vestager per iscritto, condividendo pienamente le condizioni di Ursula. Lo scambio di missive nasconde un rapporto che si è fatto turbolento. E, complici la crisi pandemica, quella ucraina e la risposta all'Ira americana, anche i pilastri della dottrina Vestager hanno cominciato a traballare. Il caso è però anche un segnale del terremoto di nomine a cui va incontro la Commissione nel 2024. Molto dipenderà dalla riconferma o meno di von der Leyen. Con l'ex ministra tedesca ancora a Palazzo Berlaymont, molti suoi fedelissimi - anche tra i funzionari - potrebbero restare.
Qualcuno, tra i commissari, potrebbe scegliere di candidarsi alle Europee. Qualcun altro, come l'ex premier finlandese (e socialista) Sanna Marin, potrebbe essere un potenziale Spitzenkandidaten. Chi non lo sarà certamente è Metsola. La presidente del Pe ne ha escluso la possibilità e, sul suo futuro, non ha dato indizi. Ma è un fatto che da settimane giri l'Europa. A Roma, ad esempio, è arrivata dopo aver fatto tappa in Portogallo e Croazia Molto dipenderà anche dalla volontà dei Paesi membri. "In tanti non sono favorevoli né alle liste transnazionali né allo Spitzenkandidaten", ha spiegato un alto funzionario Ue in vista del Consiglio Affari generali di martedì. Alla riunione, anche se il tema non è in agenda, si potrebbe parlare della nuova distribuzione di seggi proposta dal Pe per il 2024. Il testo, seguendo il principio della "proporzionalità degressiva" che tutela i Paesi più piccoli e tiene conto degli equilibri demografici, assegna due seggi in più a Spagna e Olanda e uno a altri 7 Stati membri.
Ma qualcuno ha storto il naso, con la Francia che spinge per avere un seggio in più. E il rischio di uno scontro tutto elettorale, è dietro l'angolo. Tutto questo alla vigilia del prossimo Consiglio europeo di fine mese. La migrazione è una sfida europea e richiede una risposta europea, viene ribadito nella prima bozza delle conclusioni proprio del Consiglio europeo di fine giugno. A quanto si apprende sono 4 le stesure previste per le conclusioni. Nella prima bozza viene anche ribadito l'impegno a stoppare il modello di affari dei trafficanti di essere umani e viene sottolineato che i leader europei "accolgono il pacchetto concordato con la Tunisia".
Sono 29, secondo quanto si legge nella prima bozza di conclusioni, i punti che saranno trattati al summit dei 27 di fine giugno. Il primo capitolo è tutto dedicato all'Ucraina e in questo viene ribadito che l' Ue continuerà a fornire un forte supporto finanziario, economico, umanitario, militare e diplomatico a Kiev. La bozza di conclusioni, inoltre, ribadisca che i leader europei "incoraggiano il percorso delle riforme intrapreso dall'Ucraina e lavoreranno a stretto contatto con l'Ucraina affinché siano rispettate tutte le condizioni".
Il secondo capitolo è dedicato all'economia sulla quale, almeno in via teorica, si prevede un dibattito generale e non focalizzato sul patto di stabilità. Il terzo capitolo delle conclusioni riguarda invece il dossier della Difesa europea e il piano Asap che prevede un balzo nella produzioni di munizioni affinché aumenti anche l'invio di proiettili all'Ucraina. Il quarto capitolo è dedicato alla migrazione mentre il quinto ha un titolo inequivocabile: Cina. I leader, si legge nella bozza, "avranno una discussione strategica" proprio sui rapporti commerciali e geopolitici con il Dragone.
Rodolfo Ricci