La Fed e la Bce alla finestra valutano le prossime mosse alla luce dell'andamento dell'economia e dell'inflazione. Negli Stati Uniti il Pil nel secondo trimestre è cresciuto meno delle attese e il mercato del lavoro ha mostrato segnali di raffreddamento, aprendo la strada alla Fed per una possibile pausa nella sua aggressiva campagna di rialzi dei tassi di interesse in settembre. I dati sull'inflazione tedesca, cresciuta in agosto poco più delle attese, sembrano invece orientare la Bce verso un nuovo rialzo il 13 e 14 settembre.
L'economia americana nel secondo trimestre è cresciuta del 2,1%, meno di quanto inizialmente stimato e sotto le previsioni degli analisti. La revisione al ribasso della crescita si è accompagnata a quello che appare un raffreddamento del mercato del lavoro. Il settore privato ha infatti creato in agosto solo 177.000 posti, il livello più basso degli ultimi cinque mesi. Sulla carta si tratta di 'cattive notizie' che, nel nuovo contesto di lotta all'inflazione, diventano però buone in quanto sembrano confermare che la cura shock della Fed sta funzionando e la banca centrale potrebbe concedersi una nuova pausa per valutare gli effetti delle sue politiche.
Alla prossima riunione non è ancora chiaro come Jerome Powell si muoverà. Nonostante l'intervento da 'falco' a Jackson Hole, gli analisti scommettono sul fatto che il presidente della Fed non toccherà i tassi il 19 e il 20 settembre. Una nuova stretta, se non due, sono più probabili fra novembre e dicembre per infliggere un nuovo colpo alla galoppata dell'inflazione che, pur se in calo, si mantiene saldamente sopra il 2%. Negli ultimi mesi ad alimentare la corsa è stata la cosiddetta 'Funflation', ovvero l'inflazione da intrattenimento balzata con i prezzi dei biglietti dei concerti di Taylor Swift e Beyonce. Oltre a pesare sull'inflazione, comunque, le due star stanno spingendo in modo importante al pil con un contributo da 8,5 miliardi di dollari che mostra la continua forza dei consumatori.
Nonostante la volata dei prezzi, infatti, gli americani continuano a spendere e il dato sul pil ne è l'ennesima prova. La revisione al ribasso del secondo trimestre al +2,1% dal +2,4% precedentemente previsto è legata infatti agli investimenti e alle scorte delle aziende più basse del previsto. Se la Fed sembra orientata a una pausa considerato il riequilibrio del mercato del lavoro in atto, in Europa la Bce appare invece diretta verso un nuovo rialzo dei tassi di interesse. A fronte dell'inflazione tedesca cresciuta più delle attese e di quella spagnola ai massimi da tre mesi, gli investitori scommettono che Christine Lagarde sarà costretta a procedere con una nuova stretta in settembre. In Germania i prezzi in agosto sono saliti del 6,4%, meno del 6,5% di luglio ma sopra il 6,2% atteso dal mercato. In Spagna invece l'inflazione è salita al 2,4%, sopra il 2,1% di luglio, a causa dei prezzi dell'energia. A complicare il quadro di azione della Bce è anche il calo oltre le previsioni della fiducia nelle prospettive dell'economia europea sia nel settore produttivo che da parte dei consumatori.
Rodolfo Ricci