Il nuovo Patto di stabilità comincia a fare le prime vittime. Infatti, dalla Baviera a Berlino, dal Baden-Württemberg al Meclemburgo-Pomerania Anteriore, la protesta degli agricoltori tedeschi ha paralizzato strade e aree in metà del Paese, con blocchi e cortei. Proteste anche in Bassa Sassonia, in Sassonia, in Renania-Palatinato e in altri Laender e città. Nelle settimane scorse l'esecutivo tedesco ha annunciato il taglio dei sussidi per gli agricoltori come parte delle nuove misure di austerità. Poi ha parzialmente ridimensionato il piano, soprattutto in merito agli aiuti per il gasolio agricolo, ma i coltivatori chiedono che i tagli vengano annullati completamente. Il cancelliere Olaf Scholz, proprio nelle ore della protesta, ha però confermato la posizione del governo, sottolineando che i sussidi in questione sono criticati da tempo e che è già stata fatta una concessione agli agricoltori.
Nel pomeriggio, oltre 5.500 trattori si sono diretti a Monaco di Baviera dalle campagne circostanti. A Emden, in Bassa Sassonia, le proteste hanno portato al blocco della produzione dello stabilimento Volkswagen, visto che gli operai non hanno potuto raggiungere la fabbrica. Sullo sfondo le nuove regole europee sul debito. "L'obiettivo è finire i triloghi sulla nuova governance economica entro marzo, per arrivare alla ratifica finale in aprile", ha detto il ministro delle Finanze belga, Vincent van Peteghem, incontrando un gruppo di media internazionali sulle priorità della presidenza di turno dell'Ue, che il Belgio detiene dal primo gennaio alla fine di giugno.
"Nella Plenaria di gennaio l'Eurocamera approverà la sua posizione negoziale, poi inizieranno i triloghi. Sappiamo quanto è stato difficile trovare un accordo all'interno del Consiglio Ue, il negoziato è delicato ma sia tra i Paesi membri sia nel Parlamento europeo c'è la consapevolezza che l'intesa è necessaria, ne va dell'affidabilità del sistema finanziario comunitario", ha spiegato van Peteghem. Ma la riforma delle regole di bilancio della Ue concordata a dicembre ignora le realtà fiscali e politiche fondamentali degli Stati membri.
"Per questo motivo, non funzioneranno". È quanto sostiene sulle pagine del Financial Times Luis Garicano, professore di politica pubblica presso la London School of Economics, ed ex membro del Parlamento europeo. L'accordo raggiunto il mese scorso sul Patto di stabilità e crescita non risolverà i problemi verificatisi in precedenza, sottolinea Garicano, spiegando che dal pacchetto finale manca un elemento che la Commissione aveva previsto, ed era destinato a migliorare la conformità alle regole da parte degli Stati membri: un ruolo di monitoraggio per le istituzioni fiscali indipendenti nazionali, che avrebbero dovuto valutare in che misura i piani governativi rispettassero il percorso di spesa concordato con Bruxelles. "Senza questo, le nuove regole rendono la politica molto peggiore essendo il ricorso ai negoziati bilaterali tra la Commissione e ciascuno Stato membro esplicito".
Rodolfo Ricci