L’impasse politica per la formazione del nuovo governo in Germania rischia di costare caro anche ai lavoratori tedeschi. Le elezioni sono l’ultima ratio, meglio un governo di minoranza con un programma ben definito sul quale le forze politiche possano trovare punti di convergenza in parlamento. A pensarla così è Reiner Hoffmann, presidente della Confederazione tedesca dei sindacati, la potente Dgb, intervistato dall’emittente radiofonica Deutschlandfunk . Una "coalizione di ragioni sociali" potrebbe anche affrontare i progetti di riforma senza nuove elezioni, spiega il sindacalista, che ribadisce l’appello del presidente Frank-Walter Steinmeier alla responsabilità.
Un appello che, evidentemente, Hoffmann rivolge in primo luogo all’Spd, partito da sempre vicino al sindacato. “La gente si aspetta di ricevere delle risposte, soprattutto in considerazione dei grandi cambiamenti strutturali che stiamo affrontando. La gente vuole essere al sicuro ed è qui che la politica deve dare risposte, anche in una situazione dichiaratamente difficile”, avverte il sindacalista.
Il leader della Dgb mette sul tavolo alcune grandi questioni come gli investimenti in infrastrutture, nel sistema formativo, nella ricerca ma anche il problema di mettere in sicurezza il sistema di protezione sociale e le pensioni. Può l’Spd tirarsene fuori? Quella di Hoffmann appare dunque una sfida lanciata al leader socialdemocratico Schulz, che dopo aver rifiutato un nuovo patto di coalizione con la Cdu di Angela Merkel, soffre il pressing di quanti, anche all’interno del suo partito, lo invitano ad un ripensamento.
Tanto più che i sondaggi, rispetto ad un eventuale ritorno al voto, danno l’Spd in ulteriore calo. Secondo alcuni sondaggi, infatti, mentre la Fdp non sarebbe affatto punita dagli elettori per aver fatto naufragare le trattative per una coalizione Giamaica (gli ultimi dati danno saldamente i liberali sopra il 13%), la Spd toccherebbe invece il suo minimo storico, sotto il 20%. E siccome anche l'Unione Cdu/Csu scenderebbe sotto la barra del 30%, già oggi appare fin troppo chiaro a chi gioverebbe tornare a votare e chi invece avrebbe tutto da perdere.
(Approfondimento domani su Conquiste Tabloid)