Appena nato e già morto e sepolto. Il controverso 'price cap' a 275 euro a megawattora proposto dalla Commissione europea scontenta tutti e mette i ministri dell'Energia davanti a un vicolo cieco. Dal quale sarà difficile uscire nelle settimane a venire. L'Ue, a quanto si apprende da più fonti europee, va verso la convocazione di un nuovo Consiglio affari energia straordinario il 13 dicembre. La data della nuova riunione, si spiega è molto probabile sebbene non ancora ufficialmente confermata. La riunione servirà a trovare un accordo sul 'price cap' al gas sulla base della proposta della Commissione che, nella riunione di ieri, non ha trovato alcuna intesa. Più vicino l'accordo sugli altri due testi del pacchetto, concernenti i permessi sulle rinnovabili e la piattaforma di acquisti comuni di gas. Ma il pacchetto, è la richiesta di diversi Paesi Ue, va trattato assieme.
L'obiettivo della presidenza Ue di turno della Repubblica Ceca, spiegano alcune fonti europee, è quello di adottare formalmente i due testi sui permessi per le rinnovabili e gli acquisti congiunti di gas durante il prossimo Consiglio straordinario Energia. Mentre sulla proposta sul 'price cap' la riunione del 13 dicembre dovrebbe servire a raggiungere un accordo politico. Ne sono una prova le prime reazioni dalle capitali che hanno già iniziato ad affilare le armi in vista del confronto con l'esecutivo Ue. A partire dalla stragrande maggioranza dei Paesi - Roma in testa - che il cap lo invocano da tempo ma non certo nei numeri e nelle modalità di quello targato Ursula von der Leyen. Recriminazioni a cui si accoda il manipolo dei contrari, guidati da Germania e Paesi Bassi, che del meccanismo invece non vogliono proprio sentir parlare. E, come se non bastasse, nemmeno i mercati sembrano gradire, con il gas che è tornato a volare sfiorando i 130 euro al megawattora ad Amsterdam con un aumento dell'8,34%, dopo aver toccato un massimo di giornata a 133,9 euro (+11%). Il giorno dopo la travagliata proposta, la pioggia di critiche su Palazzo Berlaymont è incessante. C'è chi bolla il testo legislativo come 'un gioco', chi come un disegno 'del tutto fuori luogo' e chi esprime profonda 'insoddisfazione'.
Tanto che, è la battuta che circola nelle cancellerie europee, la Commissione europea è riuscita a mettere tutti d'accordo. Con un unico comun denominatore emerso anche dalla riunione, descritta da più parti come molto politica, degli ambasciatori Ue: la proposta è da affossare. E sotto più punti di vista, dalla soglia (ritenuta decisamente troppo alta) alle modalità di attivazione, che prevedono che la quotazione resti al di sopra dei 275 euro a megawattora per due settimane consecutive e che lo spread con gli indici di riferimento globali per il Gnl sia di almeno 58 euro per megawattora per 10 giorni consecutivi. A conti fatti, per l'Italia il cap Ue così com'è "rischia di essere inefficace, una pura bandiera" che, ha argomentato il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, invece "che arginare la speculazione non farebbe che soffiarci sopra, rivelandosi controproducente"
Rodolfo Ricci