Chissà se le origini di Gianni Infantino, il nuovo presidente della Fifa, avranno un peso sulle future decisioni del massimo organismo calcistico internazionale. Nella sua prima intervista da presidente, Infantino ha infatti tenuto a rivendicare la sua estrazione sociale: “Una famiglia di lavoratori come tanti italiani emigrati all'estero che ha sempre avuto rispetto per le persone grazie all’esempio dei miei genitori; abbiamo sempre lavorato – ha concluso il numero uno del calcio mondiale - e ci hanno sempre rispettato”. Lavoratori, emigrati, rispetto. Tre parole che non possono non far pensare alle polemiche relative all'assegnazione dei mondiali di calcio del 2022 al Qatar, uno dei fronti più caldi che il nuovo presidente della Fifa si troverà ad affrontare. E i sindacati internazionali dell'Ituc rimangono in vigile attesa. Le condizioni di lavoro in Qatar sono infatti inaccettabili così come l'atteggiamento del precedessore di Infantino, quel Joseph Blatter che è sempre apparso predisposto ad anteporre gli affari e i profitti al rispetto dei diritti umani. Interpellata da Conquiste, Sharan Burrow, segretario generale dell'Ituc, ha espresso la speranza di poter cooperare proficuamente con la Fifa per assicurare il rispetto dei diritti per le centinaia di migliaia di persone impegnate a garantire il regolare svolgimento dei mondiali di calcio. La sindacalista ha inoltre reiterato la richiesta per una commissione che supervisioni l'operato della Fifa: “La sfida per il signor Infantino – ha spiegato la Burrow - è quella di fare le riforme fondamentali di cui la Fifa ha bisogno con urgenza; una supervisione realmente indipendente è ancora assente e, senza di essa, sarà dura per la Fifa guadagnare credibilità e fiducia”.
(Approfondimento domani su Conquiste Tabloid a cura di Manlio Masucci)