“La decisione degli Stati Uniti di lasciare il Consiglio dei Diritti Umani dell'Onu riflette il ritiro di questa amministrazione dalla comunità globale e dai diritti umani in un momento in cui, ora più che mai, abbiamo bisogno di un forte impegno globale per i diritti e un sistema multilaterale più forte”. E’ severo il giudizio di Cathy Feingold, responsabile internazionale della confederazione dei sindacati americani, sulla decisione assunta dalla Casa Bianca, proprio nel momento in cui il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani (un organo di 47 membri a rotazione) e l'agenzia per i rifugiati hanno entrambi condannato la politica del presidente Trump di separare i bambini dai loro genitori al confine USA-Messico prima di avere la possibilità di fare domanda per lo status di rifugiato.
Gli Usa erano già usciti dal Consiglio per tre anni durante l'amministrazione di George W. Bush, ma erano tornati a farne parte con Barack Obama. Ora un un nuovo strappo e neppure seguendo la strada più morbida che poteva essere quella di rimanere osservatori non votanti.
Non si arresta intanto l'ondata di indignazione bipartisan contro la decisione della Casa Bianca di separare i figli dai genitori migranti che tentano di entrare illegalmente nel Paese.
Ieri a Philadelphia si è tenuta una grande manifestazione contro la politica a "tolleranza zero" del presidente Trump. Durante la protesta, tra cartelloni e slogan contro l'amministrazione Usa, sono state messe a terra decine di scarpine colorate di bambini per ricordare il dramma della separazione dalle proprie famiglie.
(Articolo completo domani su Conquiste Tabloid)