Diritti sindacali assicurati a tutti i lavoratori, raddoppiare il salario di base e fermare la flessibilizzazione del lavoro: questi i tre punti fermi di una campagna per il rispetto dei diritti dei lavoratori in tutte le fabbriche che producono per la Apple. La campagna, dal titolo “iSlave 10”, attraverso la diffusione di documentari, rapporti e interviste ai lavoratori, mira a rivelare le violazioni dei diritti subiti dagli operai cinesi che da 10 anni lavorano alla produzione dei celebri “melafonini”. "Dieci" come le generazioni dello smartphone della Apple: era il 2007 infatti quando Steve Jobs presentò al mondo il primo modello. Quel giorno segnò una rivoluzione nel mondo della telefonia. Ma, nel frattempo, l’azienda di Cupertino più volte è finita nel mirino di ong e sindacati internazionali per le pessime condizioni di lavoro cui sono sottoposti gli operai della Foxconn, la principale produttrice dei prodotti a marchio Apple.
E’ proprio per ricordare che dietro ad una meraviglia tecnologica come l’ultimo nato di casa Apple c’è anche questo, che la Sacom, un’organizzazione noprofit fondata ad Hong Kong nel 2005 da un gruppo di studenti e universitari, ha organizzato una Giornata d'Azione Globale, dando vita a manifestazioni e presidi davanti ai negozi della Apple ad Hong Kong, nelle Filippine, negli Usa, nel Regno Unito, in Austria, Francia e Germania.
La Sacom, costituita da un movimento degli studenti originariamente dedicato al miglioramento delle condizioni di lavoro dei pulitori e delle guardie di sicurezza nell'ambito delle politiche di outsourcing, negli anni ha rappresentato un'opportunità per gli studenti di impegnarsi in problematiche di lavoro locali e globali. Obiettivo dell’associazione è quello di creare una sinergia tra studenti, studiosi del lavoro, operai e consumatori per monitorare il comportamento delle multinazionali e promuovere i diritti dei lavoratori.
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