Non è ancora tempo di una recessione, ma i timori per l'Europa si fanno sempre più forti. L'incertezza portata dalla guerra in Ucraina e dalla crisi energetica - e nelle ultime settimane nuovamente dal Covid - domina sul Continente, lasciando il campo aperto a previsioni cupe per i mesi a venire. Bruxelles si appresta giovedì prossimo a presentare le sue stime economiche d'estate. E, con tutta probabilità, anche questa volta saranno al ribasso. A certificare la china sempre più discendente dell'economia continentale. Tanto che la Confindustria europea da qui alla fine dell'anno dà già quasi per scontata la recessione tecnica per alcuni Paesi membri. In attesa di vedere l'effetto che farà il primo aumento dei tassi dello 0,25% della Bce, atteso per il 21 luglio, e di capire le sembianze dello scudo anti-spread. Nel board di Francoforte peraltro ci sono divisioni sul ritmo dell'aumento dei tassi che, proprio per il rallentamento dell'economia, alcuni vorrebbero fosse più lento mentre altri sottolineano i pericoli di un'inflazione che rischia di cristallizzarsi.
Proprio sulle attese di una Bce più cauta, nei giorni scorsi l'euro ha perso terreno verso il dollaro finendo alla soglia della parità. Nelle sue nuove stime la Commissione europea dovrebbe limare in difetto gli indicatori sulla crescita rispetto al maggio scorso. Non un taglio ingente - come invece era accaduto in primavera, quando i funzionari Ue erano chiamati a interpretare uno scenario del tutto stravolto dallo scoppio del conflitto -, ma sufficiente a mettere in evidenza la brusca frenata dell'economia. Su cui pesano gli interrogativi legati alla durata della guerra, alla possibile chiusura dei rubinetti del gas da parte di Vladimir Putin e alla corsa dell'inflazione. Elementi a cui si aggiunge la nuova ondata di casi Covid, che in autunno potrebbe farsi ancora più acuta. E che, uniti, rischiano di portare l'Eurozona in territorio negativo già prima della fine dell'anno. Senza voler credere "ai profeti di sventura", come è tornato a spiegare a più riprese il commissario Ue per l'Economia, Paolo Gentiloni, la dinamica resta debole. Il contesto è "difficile e contrastato" e la crisi globale è "profonda", ha ribadito al seminario di Symbola, a Treia, evidenziando anche le sfide legate al clima. Per BusinessEurope, l'organizzazione che raggruppa il mondo industriale europeo, l'economia Ue crescerà del 2,6% nel 2022 (un taglio dell'1,3% rispetto alle sue previsioni d'autunno) e soltanto grazie all'effetto trascinamento del rimbalzo registrato nel 2021.
Ma la crescita propria "entro l'anno" dovrebbe essere solo dello 0,6%, "aumentando la prospettiva che i singoli Stati membri possano subire almeno recessioni tecniche", intese come due trimestri consecutivi di crescita negativa, "nel 2022". Con un'inflazione prevista al 6,5%. Per l'Italia la crescita quest'anno è data dagli industriali all'1,9%. Ai ministri delle Finanze, riuniti ieri e oggi all'Eurogruppo e all'Ecofin a Bruxelles, spetta il compito di concordare una linea per mettere a punto i documenti di bilancio per il 2023, consapevoli delle divergenze tra chi ha spazio di bilancio per affrontare l'emergenza del caro energia per famiglie e imprese e chi ne ha poco. Il principio comune dovrebbe essere, stando alle indicazioni di una fonte vicina al dossier, "riconoscere che la situazione è cambiata" rispetto alla pandemia e che "la politica di bilancio deve sostenere la sfida" energetica "dal punto di vista degli investimenti". Pur evitando, soprattutto per i Paesi ad alto debito come l'Italia, l'aumento della spesa e una deriva che porti all'allargamento degli spread.
Rodolfo Ricci