Un controllo più serrato e specifico sugli investimenti diretti in Europa, un sistema di monitoraggio inedito sull'export delle aziende del vecchio continente, un rafforzamento della ricerca e sviluppo di tecnologie critiche: la Commissione europea, in un pacchetto di cinque iniziative, ha messo sul tavolo una prima tranche di quella si potrebbe delineare come una vera e propria 'securonomics' comunitaria. Nel breve periodo poco o nulla cambierà ma, nel medio termine, la portata dell'azione dell'esecutivo Ue può essere significativa. L'apertura ai mercati globali resta prioritaria, Ma Bruxelles deve fare i conti con due fattori: "I profondi cambiamenti tecnologici e le crescenti tensioni geopolitiche hanno aumentato i rischi per la sicurezza economica europea".
L'indiretto destinatario del piano non può che essere la Cina e il binario di partenza è quella strategia di de-risking nei confronti di Pechino che Ursula von der Leyen ha lanciato mesi fa. A finire nel mirino sono innanzitutto gli investimenti stranieri diretti. Nei primi tre anni dalla messa a punto del primo meccanismo di screening oltre 1200 transazioni sono state monitorate in Ue, in buona parte provenienti da Cina, Usa, Gran Bretagna, Svizzera, Singapore ed Emirati Arabi. L'obiettivo della Commissione è rendere più performante questo controllo e anche più veloce (si prevede una durata di 20-45 giorni). Nello schema pensato dalla Commissione la competenza finale resta a capo dello Stato membro destinatario dell'investimento diretto ma avendo la «massima considerazione» del parere di Bruxelles e degli altri Stati membri. Sugli investimenti in uscita, invece, un sistema di monitoraggio al momento non c'è. Da qui ad aprile l' Ue lancerà una consultazione pubblica con i 27 sul da farsi.
I settori sui quali Bruxelles concentra i rischi potenziali sono IA, semiconduttori avanzati, biotecnologie e tecnologie quantistiche. Un intervento, anche legislativo, della Commissione è atteso nell'autunno del 2025. Più avanzato è invece il lavoro sull'export di beni dual-use, particolarmente sensibili in chiave militare. A riguardo la Commissione ha presentato, tra le sue 5 iniziative, un Libro bianco per arrivare ad un maggior coordinamento tra i 27 e ad un maggiore scambio di informazione. Un regolamento ad hoc è atteso per l'inizio del 2025. L'obiettivo resta lo stesso: non favorire Paesi considerati poco affidabili, sotto sanzioni, o che comunque possono utilizzare le tecnologie importate dall' Ue contro l'Europa stessa.
Le aree considerate più a rischio sono: catene di fornitura; sicurezza fisica e informatica delle infrastrutture critiche; sicurezza tecnologica e dispersione tecnologica; l'arma delle dipendenze o della coercizione economica. Ed è sulle tecnologie critiche che la Commissione infine, intende rafforzare il settore della ricerca e dello sviluppo. Qualcuno, tra i Paesi membri, si aspettava un'azione più rapida. Ma l' Ue deve comunque mantenere una certa prudenza, essendo il golden power competenza innanzitutto nazionale.
Rodolfo Ricci