Bruxelles prova a fare pressing. Infatti, in attesa della riforma del Patto di stabilità e crescita la Commissione europea ha già dato agli Stati raccomandazioni coerenti sia con la proposta di revisione e sia con il 'vecchio Patto'. Una sorte di mix preventivo. Nel concreto, ha indicato obiettivi per la spesa primaria netta, proprio il parametro al cuore della proposta di revisione, chiarendo di volerli coerenti con un "percorso discendente", o "entro un livello prudente", del debito pubblico e capaci di portare a medio termine il deficit al di sotto del tetto del 3% del Pil.
"È già prevista una transizione per il prossimo anno in vista della riforma del Patto", spiegano rassegnate quindi fonti diplomatiche rispetto al fatto che, anche se approvata, la nuova governance economica potrà applicarsi pienamente solo a partire dalle manovre per il 2025. A maggio l'esecutivo europeo ha raccomandato all'Italia di limitare l'aumento nominale della spesa primaria netta a non più dell'1,3% (con un certo margine, visto che prevede invece che cresca dello 0,8%). E tra i "paletti" dati a tutti gli Stati, poi, ha fissato anche per l'Italia la richiesta di eliminare entro fine anno i sostegni all'energia o almeno limitarli alla tutela di famiglie e imprese vulnerabili, oltre a chiedere di mantenere gli investimenti finanziati a livello nazionale e realizzare il Pnrr.
In caso di mancato accordo sulla riforma del Patto o nelle more dell'entrata in vigore del nuovo è comunque escluso che si arrivi a una nuova proroga della clausola generale di salvaguardia alla scadenza a fine 2023 - afferma un'altra fonte europea -. Per attivarla è necessario che ci sia una grave recessione economica nella zona euro o nell'Ue e non è questo il caso. E poi già all'ultimo rinnovo c'era stata la contrarietà di alcuni Stati, "non passerebbe in Consiglio". Sulla riforma del Patto il Consiglio dell'Ue, anche nelle conclusioni approvate dal Consiglio europeo, ha chiesto che i lavori legislativi si concludano nel 2023, ha ricordato Daniel Ferrie, portavoce della Commissione sottolineando che per l'esecutivo "un rapido accordo sulla revisione delle regole fiscali dell'Ue" è "una priorità".
Il vicepresidente della Commissione europea Maros Sefcovic ha intanto escluso un collegamento tra nuovo Patto e Green Deal, smorzando apparentemente le attese di chi chiede di scomputare gli obiettivi strategici sulla transizione dal calcolo sul deficit (l'Italia chiede una 'golden rule' temporanea sugli investimenti legati a obiettivi strategici per l'Ue). Il primo passaggio della riforma del Patto al Parlamento europeo sarà in un'audizione pubblica di esperti alla commissione Econ il 20 settembre. Le bozze delle relazioni dovrebbero poi essere presentate intorno al 27 settembre. Indicativamente, una votazione alla commissione Econ è prevista poi a inizio novembre, mentre la votazione in plenaria potrebbe tenersi nella terza settimana di novembre. Per fine anno dovrebbe iniziare la trattativa inter-istituzionale (i cosiddetti triloghi).
Rodolfo Ricci