Sarà pienamente operativa solo dal 2023, ma l'Autorità Europea del Lavoro (Ela l'acronimo inglese) oggi ha compiuto un altro passo avanti. Il Consiglio Ue e il Parlamento Europeo, colegislatori dell'Unione, hanno infatti raggiunto un accordo sulla proposta della Commissione Europea di istituire un oganismo volto a favorire la mobilità dei lavoratori all'interno della Ue entro il 2019.
L’idea era stata lanciata dal Presidente della Commissione Europea a settembre 2017: nel suo discorso di fronte al Parlamento Europeo sullo “Stato dell’Unione”, Jean Claude Juncker aveva espresso la necessità di un organo ad hoc per la libera circolazione dei lavoratori. Un tema da sempre scottante nell’Unione, che sulla presunta invasione degli “idraulici polacchi” ha visto addirittura fallire, nei primi anni 2000, il progetto di Costituzione europea. Quel rallentamento nel processo di integrazione non ha impedito che le persone continuassero a spostarsi fra gli stati membri con sempre maggior frequenza: oggi sono 17 milioni i cittadini europei che vivono o lavorano in uno stato diverso da quello in cui hanno la cittadinanza, una cifra quasi doppia rispetto al 2008.
Secondo la proposta dell'esecutivo comunitario, che sarà sottoposta ai ministri della Ue nelle prossime settimane, l'autorità europea del lavoro "aiuterà i singoli cittadini, le imprese e le amministrazioni nazionali a trarre il massimo beneficio dalla libertà di circolazione e a garantire un'equa mobilità del lavoro".
L'obiettivo dell'autorità è triplice, aggiunge la Commissione: l'autorità fornirà ai cittadini e alle imprese informazioni su posti di lavoro, apprendistati, programmi di mobilità, assunzioni e corsi di formazione, e inoltre darà indicazioni sui diritti e gli obblighi connessi alla possibilità di vivere, lavorare e/o operare in un altro Stato membro dell'Ue. Come seconda cosa, sosterrà la cooperazione tra autorità nazionali in situazioni transfrontaliere e le aiuterà a garantire che le norme dell'Ue in materia di mobilità siano facilmente ed efficacemente seguite. Infine potrà fornire servizi di mediazione e agevolare la risoluzione di controversie transfrontaliere, per esempio nei casi di ristrutturazione aziendale che interessano diversi Stati membri.
L'Ela sarà una nuova agenzia dell'Ue e, dopo l'adozione del relativo regolamento, inizierà a funzionare a partire da quest'anno, per essere pienamente operativa entro il 2023. Avrà un budget intorno ai 50 mln di euro e circa 140 dipendenti, inclusi i funzionari di collegamento forniti dagli Stati membri. La sede dell'Ela dovrà essere decisa dagli Stati membri. Trattandosi di un ente di nuova creazione, potrebbero partire avvantaggiati i Paesi Ue che non dispongono ancora di un'agenzia, dato che nel 2003 i leader Ue hanno messo per iscritto, ribadendolo nel 2008, il principio della "desiderabilità della diffusione geografica delle agenzie".
Il 20 novembre del 2017 Milano era rimasta bruciata da Amsterdam nella tragicomica disputa sull’assegnazione di EMA, l’agenzia europea del farmaco in fuga da Londra dopo la Brexit. Ne è seguita una lunga coda di polemiche. Sarebbe una buona cosa se, oltre ad alimentare polemiche, il nostro paese stavolta riuscisse a giocarsi al meglio l’opportunità di conquistare la sede dell’Ela.