I 28 Paesi Ue hanno raggiunto un accordo di principio sul prestito ponte alla Grecia da 7 mld, ma l'annuncio ufficiale sarà dato solo domani. Via libera dell’Eurogruppo anche al terzo piano di salvataggio verso la Grecia, da 82-86 miliardi, che verrà erogato dall’Esm, il meccanismo europeo di stabilità (condizionato però al voto degli altri parlamenti nazionali chiamati ad esprimersi entro la fine della settimana. Una decisione, quella dei ministri delle finanze dell’area euro, arrivata comunque a valle del sì del Parlamento greco, in seduta notturna, al primo pacchetto di riforme. “Una vittoria amarissima per chi ancora oggi vuole restare e si sente parte dell'Europa”, dichiara a Conquiste del Lavoro Viki Markaki, giornalista greca da molti anni residente in Italia.
In effetti, oggi ad Atene nessuno ha voglia di festeggiare.
Di sicuro, non Alexis Tsipras, che comunque vada a finire porterà su di sé la responsabilità di un accordo che costerà ancora enormi sacrifici al popolo greco e che - cosa più grave - senza un taglio consistente del debito a cui la Germania si oppone, rischia di essere inutile. Non la maggioranza dei cittadini greci che dieci giorni fa sono andati a votare per dire no all’austerity. Non i sindacati del pubblico impiego che, dopo aver creduto alla svolta promessa da Syriza, sono tornati in piazza a manifestare la loro rabbia. E il rischio vero è che la delusione ed il malessere sociale crescenti si traducano in consenso e voti per un partito antieuropeista e filonazista come Alba Dorada .
(Domani su Conquiste Tabloid l’intervista a Viki Markaki di Ester Crea)