La Corte europea per i Diritti umani ha stabilito che i datori di lavoro non possono sorvegliare la corrispondenza privata dei propri dipendenti, dando ragione ad un ingegnere rumeno licenziato dalla propria azienda nel 2006. Secondo i togati di Strasburgo, i tribunali nazionali non si sono assicurati che la privacy del lavoratore fosse sufficientemente protetta da eventuali abusi da parte del datore di lavoro.
Va detto che la sentenza non esclude tout court la possibilità di una sorveglianza aziendale o addirittura il licenziamento per un uso privato di internet sul posto di lavoro; tuttavia, i singoli Stati devono garantire che qualora un datore di lavoro adotti della misure di sorveglianza, queste siano accompagnate da "misure adeguate e sufficienti" per evitare degli abusi. In particolare, occorre che vengano rispettati i seguenti criteri: la notifica della possibilità di sorveglianza, insieme alle modalità e il grado di intrusione; l'esistenza di motivi legittimi per la sorveglianza; la possibilità del ricorso a strumenti meno invasivi dell'accesso diretto al contenuto dei messaggi; la specifica delle conseguenze per i dipendenti e dell'utilizzo da parte dell'azienda dei risultati della sorveglianza.