Che cosa state indossando in questo momento? Porsi questa domanda oggi non è banale. Il 24 aprile di due anni fa 1133 operai del tessile sono morti in Bangladesh nel crollo del Rana Plaza. Erano al lavoro per fabbricare i capi che i più grandi brand del settore vendono in tutto il mondo. E non sempre a prezzi scontati. Ecco perché oggi vi invitiamo ad aderire alla campagna internazionale Fashion Revolution Day, nata in Gran Bretagna da un’idea di Carry Somers, pioniera del fair trade.
L’’obiettivo è proprio quello di promuovere un’industria della moda più etica e giusta. Ovvero: filiere trasparenti. Per partecipare, basterà indossare gli abiti al contrario, con l’etichetta in vista, fotografarsi e condividere le foto attraverso i social media (Facebook e Twitter) con l’hashtag #whomademyclothes, inviandole anche ai grandi marchi della moda e condividendo le loro risposte.
“Fashion Revolution Day vuole essere il primo passo per la presa di coscienza di ciò che significa acquistare un capo d’abbigliamento, verso un futuro più etico e sostenibile per l’industria della moda, nel rispetto delle persone e dell’ambiente – commenta Marina Spadafora, direttrice creativa di Auteurs du Monde, la linea di moda etica di Altromercato, e coordinatrice del Fashion Revolution Day in Italia. –Scegliere cosa acquistiamo può creare il mondo che vogliamo: ognuno di noi ha il potere di cambiare le cose per il meglio e ogni momento è buono per iniziare a farlo”.
Il maestro Bernardo Bertolucci, il creativo Elio Fiorucci, il musicista Saturnino Celani, l’artista/attice Domiziana Giordano, l’attore e regista Giampiero Judica, il tenore Noah Stewart, il filmmaker Jordan Stone: sono alcuni dei personaggi che, facendosi ritrarre con gli abiti al contrario, aderiscono al Fashion Revolution Day 2015.
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