Alla fine è arrivato il via libera finale della Plenaria alla direttiva sulle case green, che si pone l'obiettivo delle emissioni zero entro il 2050 per il parco immobiliare dell'Ue. La direttiva, oggetto di un complesso negoziato tra i Paesi membri e tra le istituzioni comunitarie, è stata approvata con 370 voti favorevoli, 199 contrari e 46 astenuti. Al momento dell'approvazione l'eurodeputato della Lega Angelo Ciocca ha inscenato una protesta con un fischietto da arbitro il cui suono è rimbalzato nell'Aula per diversi secondi. La presidente di turno dell'Aula ha chiesto a Ciocca di allontanarsi definendo "deplorevole e senza precedenti" il suo gesto.L'accordo è stato sostenuto dalla maggioranza degli eurodeputati Popolari, Liberali, Socialisti, Verdi e Sinistra e una quota di Non Iscritti.
A votare compatti contro l'accordo solo gli eurodeputati di Ecr - di cui fa parte Fratelli d'Italia della premier Giorgia Meloni - e Identità e Democrazia - di cui fa parte la Lega di Matteo Salvini. Spaccato il gruppo del Ppe, in cui tutta la delegazione italiana ha votato contro, fatta eccezione per Alessandra Mussolini e Herbert Dorfmann che hanno sostenuto l'intesa. Tra gli eurodeputati italiani contrario anche Fabio Massimo Castaldo, in quota Renew. L'intesa politica prevede vincoli più soft rispetto alle richieste iniziali della Commissione Ue e andrà ora confermata anche dagli Stati membri a livello ministeriale, prima di essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale Ue ed entrare in vigore entro i successivi venti giorni.
La direttiva stabilisce un percorso verso un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050: dal 2030 tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere costruiti per essere a emissioni zero, dal 2028 per gli edifici pubblici. Almeno il 16% degli edifici pubblici con le peggiori prestazioni andrà ristrutturato entro il 2030 e il 26% entro il 2033. Per le case si applicherà un obiettivo di riduzione del consumo energetico del 16% dal 2030 e del 20-22% entro il 2035. Per garantire flessibilità ai governi, le misure di ristrutturazione adottate dal 2020 saranno conteggiate ai fini dell'obiettivo e gli Stati potranno scegliere di applicare esenzioni per gli edifici storici, per gli edifici agricoli, per scopi militari e per quelli utilizzati solo temporaneamente.
Una volta entrata in vigore, i Ventisette avranno due anni di tempo per adeguarsi alla direttiva presentando a Bruxelles un piano nazionale di ristrutturazione, ovvero una tabella di marcia per indicare la via che intendono seguire per centrare gli obiettivi. La Commissione europea stima che entro il 2030 saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti annui per la svolta energetica del parco immobiliare, ovvero 152 miliardi di euro di investimenti all'anno in più rispetto alle risorse attuali. Non sono previsti finanziamenti dedicati, ma i Paesi potranno attingere ai fondi Ue per sostenere la svolta: tra questi, il Fondo sociale per il clima, il Recovery fund e i Fondi di sviluppo regionale.
Rodolfo Ricci