Dalla Grande Coalizione al Grande Strappo. Tutto secondo i piani di Gianni Pittella, capogruppo del centrosinistra europeo in quota Partito democratico, che vuol affrancare i Socialists&Democrats dall’abbraccio della morte del Ppe. Per cambiare gli equilibri e dare un segnale importante a chi vuole davvero chiudere la stagione dell’austerità. O almeno questo è ciò che si dice nei corridoi del Parlamento europeo, dopo il voto non favorevole, per la prima volta nella storia del Parlamento Ue eletto a suffragio universale, degli eurosocialisti al budget Ue 2018. “Speriamo che il Consiglio comprenda il messaggio che vogliamo inviare con l’astensione”, commenta il portavoce S&D per il budget Ue, Eider Gardiazabal, ”perché l’Unione ha bisogno di un bilancio serio per poter affrontare le numerose sfide che l’attendono. Per negoziare un budget serio, però, non possono bastare 16 ore, come invece è successo, e senza neanche discutere il finanziamento agli aiuti umanitari o la gestione dei rifugiati”. E non solo. Il bilancio per l’anno prossimo, sostengono gli eurosocialdemocratici, prevede tagli anche alle infrastrutture energetiche, all’agricoltura, ai fondi Erasmus e alla garanzia giovani. “Così è inaccettabile”, afferma Isabelle Thomas, vicepresidente del gruppo S&D e responsabile per le politiche di budget. “Speriamo che il Consiglio interpreti la nostra astensione come un segnale chiaro di responsabilità e di allarme anche per il bilancio 2019 e il quadro finanziario pluriennale”. Gli Stati membri, dunque, devono prendono in seria considerazione le preoccupazioni dei cittadini, osserva il negoziatore S&D del budget Ue, l’italiano Daniele Viotti, “per dare all’Unione i mezzi finanziari adeguati per affrontarle efficacemente”. Tutto giusto, ma a monte dello strappo con i Popolari, si fa notare, ci sono anche e soprattutto le batoste elettorali che il centrosinistra ha preso in giro per l’Europa, batoste che in certe realtà l’hanno, se non cancellato, pesantemente ridimensionato negli scacchieri politici nazionali. Dalla Francia alla Germania, dalla Repubblica Ceca all’Olanda, passando per l’Austria, senza contare la “normalizzazione” di Syriza in Grecia e l’implosione del Partito Democratico in Italia. Insomma, ce n’è abbastanza per non continuare a fare da stampella al “male necessario”. Di austerità muoiono le imprese e le famiglie, e anche le sinistre.
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