Il denaro non dorme mai. Semmai si sposta. E con il pretesto della Brexit (senza accordo, naturalmente) si può far base altrove, anche dall’altra parte della Manica. E non necessariamente in Francia. Anche Bruxelles, intesa come capitale del regno del Belgio e non come sede delle istituzioni europee, vuole la sua part du gateau. E in questo caso, la fetta della torta riguarda banche e assicurazioni. L’ultima, in ordine di tempo, che ha messo le tende nelle Fiandre è Ernst&Young, 250mila dipendenti nel mondo, più di 700 uffici in 150 Paesi, che ha creato una nuova entità giuridica nell’Unione europea. E prima di essa, dal referendum del 2016 che ha sancito la vittoria del Leave, almeno un centinaio di società battenti bandiera dell’Union Jack hanno creato una loro dimensione legale a Bruxelles. Tra questi non potevano mancare i Lloyd’s. Arrivati in Belgio allarmati dalla Brexit, ma con la piena consapevolezza di fare della capitale belga una grande opportunità per continuare la propria crescita in Europa. Perché Bruxelles? Lo spiega al quotidiano Le Soir, Sonja Rottiers, Ceo di Lloyd’s Brussels: “Per la sua posizione al centro dell’Europa, e dunque gli ottimi collegamenti con le altre grandi capitali come Londra, Parigi e Berlino, e poi per le competenze e una regolamentazione favorevole, che ci ha permesso di puntare a quegli obiettivi per i quali esiste già un certo ecosistema in questa città”. Competizione impone, dunque, che anche i Lloyd’s vogliono la loro parte, non fosse altro perché dopo il referendum sulla Brexit, già 5 delle 15 principali compagnie assicurative stanno per installarsi in Belgio o hanno in programma di farlo a breve. Bruxelles, dunque, come elemento funzionale, centrale e soprattutto affidabile di un piano B? Il pied-à-terre ideale a 2 ore da casa per non interrompere gli affari? Il messaggio è arrivato, gongolano gli addetti commerciali della Regione di Bruxelles a Londra che in questi 32 mesi hanno fatto lobbying per la bisogna: fare della capitale belga un centro economico e finanziario sempre più importante nel cuore dell’Ue, creando le condizioni giuridiche, economiche e commerciali per accogliere a braccia aperte chi non si fida delle conseguenze della hard Brexit.
(Articolo completo di Pierpaolo Arzilla domani su Conquiste Tabloid)