Dietro la sfida dei vaccini preme la grande finanza di Wall Street. Sembra un’ovvietà, ma grattare la vernice del business di Big Pharma serve a capire (un po’) di più la geopolitica delle siringhe e il nesso tra gli interessi che a volte passano tra farmaceutica, banche e media. Prendiamo il vaccino più quotato, il più amato dagli italiani e non solo. Pfizer, gruppo da 214 miliardi di dollari, è la terza azienda farmaceutica al mondo. Gruppi d’investimento come Vanguard, BlackRock e Wellington ne possiedono, rispettivamente, l’8,12%, il 7,46% e il 4,22%. Percentuali simili per AstraZeneca. Tra i grandi azionisti di Pfizer troviamo anche grandi banche come Morgan Stanley, JP Morgan, Bank of America, Deutsche Bank. Al tempo stesso BlackRock e Vanguard possiedono anche azioni di una lunga lista di altre società, tra cui Microsoft, Apple, Amazon, Facebook e Alphabet Inc., ma è quasi impossibile elencarle tutte. Anche State Street Corporation, società statunitense di servizi finanziari e bancari fondata nel 1792 con sede a Boston, è socia di Pfizer e Johnson & Johnson. Se le tensioni con la Cina dovessero salire alle stesse, ricordiamoci che le stesse BlackRock, Vanguard e Wellington hanno massicce partecipazioni azionarie nella multinazionali che producono armi, tra cui Lockheed Martin Corporation, Bae Systems, Northrop Grumman Corporation & Orbital Atk. Allora riflettiamo. E’ assolutamente logico che i mercati premino un’azienda farmaceutica che ha appena scoperto un vaccino anti-pandemia ed è ovvio che i fondi d’investimento abbiano deciso di investire in un settore tipicamente anticiclico (la sanità). E’ quasi banale scrivere che e a causa della pandemia questi fondi abbiano visto decollare i ricavi previsti. Ma se a governare la guerra dei vaccini è la grande finanza di Wall Street con fatturati da capogiro, dobbiamo sapere che questi numeri corrispondono più o meno all’intero Pil dell’Unione Europea. E allora qualcosa di inquietante, per non dire eticamente riprovevole, non può consolarci sempre con l’espressione ”È la finanza, bellezza”. Le interazioni tra questi grandi fondi, solo in apparenza concorrenti , minano in realtà la concorrenza stessa e confondono i confini tra capitale privato e pubblico. Ecco come si realizza in pratica il ”capitalismo degli stakeholder” evocato da Klaus Schwab a Davos, sottolineando - semmai ce ne fosse bisogno - come la finanza di Wall Street sia in fondo rapace e capace di condizionare il Grande Reset e la cosiddetta rivoluzione “verde”. Da quando è stata fondata da Larry Fink nel 1988, BlackRock è riuscita a mettere insieme un particolare software finanziario ed una quantità di beni mai posseduti da nessun’altra entità. BlackRock è tentacolare. Lavora a stretto contatto con le banche centrali di tutto il mondo, inclusa la Federal Reserve degli Usa, alla quale presta denaro e sviluppa il software. A fianco del Presidente. Così come Goldman Sachs aveva gestito la politica economica nelle amministrazioni Obama e Trump, oggi questo ruolo chiave è ricoperto da BlackRock. BlackRock e Vanguard hanno la proprietà di circa 1.600 aziende americane. Insieme a State Street detengono circa il 90% di tutte le società S&P 500 quotate a Wall Street. Possiedono Time Warner, Comcast, Disney e News Corp, quattro delle sei società di media che controllano oltre il 90% della stampa statunitense. Soffermiamoci su Vanguard, il maggiore azionista di BlackRock con una struttura unica nel suo genere che rende la sua proprietà più difficile da identificare: molte delle famiglie più antiche e ricche del mondo possono essere collegate ai fondi Vanguard. Le loro azioni sono di proprietà delle stesse società di investimento, e come altri marchi appartengono agli stessi fondi di investimento, stesse compagnie assicurative, stesse banche e, in alcuni casi, governi. Questo dà loro un monopolio impressionante, al punto tale che Bloomberg chiama Blackrock ”il quarto ramo del governo”. L’élite che possiede Vanguard non ama essere sotto i riflettori. Ma le ricerche lasciano intendere che Rothschild Investment Corp. e Edmond De Rothschild Holding sono due importanti soci. Altri sarebbero gli italiani Orsini, gli statunitensi Bush, i Reali Britannici, i Du Pont, i Morgan, i Vanderbilt e i Rockefeller. Famiglie reali e molto ricche da prima della Rivoluzione industriale. I rapporti di Oxfam e Bloomberg snocciolano numeri pesanti: l’1% del mondo, insieme, possiede più soldi dell’altro 99%. Ancora peggio, Oxfam afferma che l’82% della ricchezza nel 2017 è andato a questo 1%. E veniamo ai media. Per quanto riguarda il New York Times, a maggio 2021 BlackRock risultava il secondo azionista più grande con il 7,43% delle azioni totali, subito dopo The Vanguard Group, che detiene la quota maggiore (8,11%). Inutile sottolineare il rischio della libertà di informazione tramite il controllo di così tante testate giornalistiche.
Raffaella Vitulano