La Germania ha annunciato le misure di emergenza per correre ai ripari di fronte al taglio del gas russo ed è proprio il vicecancelliere verde Robert Habeck a decidere di spingere sulle centrali a carbone, per evitare pesanti conseguenze della mossa di Mosca sull'economia tedesca nei prossimi mesi. Una scelta a dir poco pragmatica del leader degli ambientalisti, che mira col suo partito idealmente all'uscita dal carbone entro il 2030 e che aveva preteso di mettere nero su bianco questo obiettivo nel programma di governo. "È una decisione amara, ma è essenziale per ridurre il consumo di gas", ha ammesso Habeck, responsabile del dicastero dell'Economia e del Clima del governo Scholz. "La riduzione deve essere consistente, altrimenti il prossimo inverno la situazione sarà davvero difficile". Nei giorni scorsi, del resto, aveva avvertito che "l'approvvigionamento in Germania è garantito, ma la situazione è grave", dal momento che i depositi sono pieni solo al 57%.
Stando al piano, le centrali a carbone dovranno essere temporaneamente utilizzate di più fino al 2024, soprattutto per generare elettricità. Il pacchetto di misure annunciato prevede inoltre un sistema di asta per le vendite di gas agli industriali, che consentirebbe di abbassare i consumi del potente settore manifatturiero tedesco. In arrivo anche nuove linee di credito della banca pubblica KFW, fino a 15 miliardi di euro secondo Dpa, per garantire il riempimento di giacimenti di gas del Paese. Il taglio del gas russo potrebbe colpire in effetti innanzitutto l'industria, dal momento che il riscaldamento delle abitazioni private è ritenuto una priorità. Nei giorni scorsi Gazprom ha annunciato un taglio complessivo del 60% dei rifornimenti attraverso Nord Stream 1, il principale gasdotto che approvvigiona la Germania. Se i russi hanno chiamato in causa i ritardi nella sostituzione di alcune turbine bloccate in Canada dalle sanzioni, Habeck ha velocemente sgombrato il campo dai dubbi affermando che la decisione dei russi è di natura politica. I problemi tecnici citati dall'impresa, ha spiegato dopo il rapporto dell'agenzia delle Reti di Bonn, "riguardano il prossimo autunno e non giustificano una riduzione così drastica".
Al momento i depositi sono pieni al 57% ma in vista dell'inverno, si spiega da giorni a Berlino, dovranno essere riempiti. La dipendenza della Germania dal gas russo è calata al 35% (prima di febbraio era al 55) ma la quota è ancora troppo consistente, e nonostante i grandi sforzi in corso per sostituire il gas russo la previsione attuale è che si potrà arrivare ad un 10% di dipendenza soltanto nell'estate del 2024. I verdi hanno però assicurato che la spinta sulle centrali a carbone non metterà in discussione il progetto di uscita entro il 2030. Mentre la Cdu è tornata a far pressione per rivedere la decisione sull'uscita dal nucleare, dal momento che le ultime tre centrali ancora in funzione dovranno spegnersi quest'anno.
Rodolfo Ricci