Martedì 26 novembre 2024, ore 6:09

Terrorismo

Belgio, la rabbia e la frustrazione dei poliziotti

Dopo il botto, la farsa. Quella di due ministri che hanno rassegnato le dimissioni giovedì scorso (Jan Jambon, interni, e Koen Geens, giustizia), subito respinte dal premier Charles Michel. Decisione che evidentemente deve aver legittimato il giorno dopo Jambon a scagliarsi pesantemente contro le presunte responsabilità di Sebastien Joris, ufficiale di collegamento della polizia federale belga a Istanbul. La colpa, secondo il governo belga che ha aperto una procedura disciplinare, è di non aver trasmesso correttamente e/o di averlo fatto con grande ritardo le informazioni relative all’arresto in Turchia, al confine con la Siria, di Ibrahim El Bakraoui, uno dei kamikaze di Zaventem. “E’ vergognoso”, è stata la replica del sindacato di polizia SLFP, che non ha tardato ad alzare i toni della polemiche con un ministro che, dopo l’”assoluzione” del suo premier, evidentemente si è sentito legittimato a scaricare, anche in maniera piuttosto scomposta e un po’ puerile, addirittura su una sola persona le responsabilità degli attentati del 22 marzo (un atteggiamento grossolanamente pilatesco di fronte al quale anche la storia delle dimissioni rassegnate e subito respinte non sembra brillare per autenticità). Un attacco volgare, secondo i poliziotti, che aumenta ancora di più le tensioni nel già complicatissimo momento per le forze dell’ordine, che scontano, secondo il sindacato di categoria, problemi cronici che di fronte alla mattanza del 22 marzo sono divenuti uno scacco autentico a un Paese ormai smarrito. Già il governo precedente aveva fortemente ridotto il personale, ma la contrazione vera è iniziata 6 anni fa. Emergenza totale, dunque, così come lo è il senso di impotenza, che si aggiunge alla rabbia per una “provocazione” che arriva da chi, come il ministro dell’interno in persona, dovrebbe quantomeno cercare di abbassare i toni e tenere compatto l’ambiente. Lo stress delle forze dell’ordine, naturalmente, in questi giorni, è palmare, e lo era anche prima degli attentati: il che aumenta la frustrazione. E nel caos, spicca la confusione sui livelli di allerta dei giorni precedenti e successivi all’attentato. Ancora una volta, agli occhi del sindacato, il grande accusato è Jan Jambon: “Non si capisce perché il livello è rimasto a 2 per i poliziotti mentre è salito a 4 per i militari qualche giorno fa e poi è risceso globalmente a 3 quando i primi obiettivi sul territorio siamo proprio noi: tutto questo è incomprensibile”.

(Articolo completo a cura di Pierpaolo Arzilla domani su Conquiste Tabloid)

( 29 marzo 2016 )

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