Tutti la chiamano già una "presidenza in due tempi". Prima la fine della legislatura europea, poi il voto del 6-9 giugno cruciale per la sopravvivenza del progetto comune. Un'eredità pesante che, al volgere dell'anno, è il Belgio padrone di casa delle istituzioni comunitarie a raccogliere dalla Spagna, indossando le vesti di leader e mediatore di turno di un'Unione lacerata dai veti incrociati e immobile davanti al dilemma di acquisire più poteri per affrontare le sfide geopolitiche del presente e del futuro. Ma a stagliarsi su priorità e buoni propositi del governo di coalizione guidato da Alexander De Croo è, mai come questa volta, l'ombra dell'assalto dei sovranisti. Un incubo che tormenta i Ventisette e che il Paese dell'eterna divisione fra fiamminghi e valloni porta in grembo, con l'avanzare dell'ultradestra del Vlaams Belang guidata dall'eurodeputato Gerolf Annemans a far tremare tutti i dogmi dell' Ue. Allo scoccare del primo gennaio la missione del Belgio - sintetizzata in un programma di quarantanove pagine svelato poco prima delle festività natalizie - è rivolta a "finalizzare l'agenda" del mandato condotto dalla Commissione di Ursula von der Leyen e "a definire gli orientamenti" per l'esecutivo che verrà.
Un primo tempo da giocare entro il 25 aprile, quando la legislatura chiuderà i battenti approvando i 154 testi che, è stato l'avvertimento della presidente dell'Eurocamera, Roberta Metsola, restano da chiudere sui 236 approvati dal 2019 dall'assemblea. Un lavoro titanico con alcuni traguardi da mettere in sicurezza più degli altri per il secondo tempo: l'attuazione del nuovo Patto per la migrazione e l'asilo, l'implementazione della riforma della governance economica, l'assistenza all'Ucraina e l'allargamento al vicinato orientale. E se per i primi due dossier l'intesa politica celebrata nelle scorse settimane è da consolidare con gli ultimi via libera formali, la partita degli aiuti a Kiev - intrecciata alla revisione del bilancio Ue - è ancora tutta da giocare, con i leader tenuti sotto scacco dalla strenua opposizione del premier ungherese Viktor Orban che prenderà le redini dell' Ue nel secondo semestre del 2024.
Raggiungere i compromessi necessari tra i governi e l'Eurocamera sarà una corsa contro il tempo, è l'ammissione generale dei diplomatici belgi, chiamati a un delicato esercizio politico per discernere tra i file che possono ancora essere portati a compimento (su tutti, alcuni legati al clima e il piano Net-Zero per l'industria) e quelli che invece dovranno essere abbandonati.
Ma mentre i vessilli dal tricolore nero, giallo e rosso saranno issati davanti ai palazzi delle istituzioni Ue per la tredicesima volta dalla nascita del progetto comune, l'attenzione sarà rivolta anche all'incognita elettorale delle elezioni domestiche. Con il Vlaams Belang del veterano Annemans - che all'Eurocamera ha casa nella famiglia di Identità e Democrazia, la stessa della Lega di Matteo Salvini - che ha visto crescere sempre di più i suoi sostenitori, fino a volare al 20% negli ultimi sondaggi.
Rodolfo Ricci