Che la Bce abbia confermato lo status quo sui tassi e va in pausa estiva senza dare dettagli sul futuro, era una cosa chiara. La certezza resta una, condivisa all'unanimità dai governatori: la strada giusta è decidere volta per volta in base ai dati disponibili. Stavolta, le informazioni aggiornate suggerivano di aspettare: le pressioni sull'inflazione restano ancora troppo elevate, e le vacanze estive stanno facendo pressione sui prezzi dei servizi che stanno risalendo. Sembra di ascoltare il ministro delle finanze tedesco Christian Lindner, in piena sintonia non casuale con Christine Lagarde. Forse ha ripreso forza l’asse franco-tedesco? Questo non significa che a settembre ci sarà un'altra pausa, ma nemmeno che il Consiglio direttivo sarà pronto a dare una seconda sforbiciata ai tassi, dopo quella di giugno. La questione, insomma, è completamente aperta, spiega la presidente Lagarde, attenta a non sbilanciarsi. L'ultima riunione prima delle ferie lascia il tasso principale fermo al 4,25%, quello sui depositi al 3,75% e quello sui prestiti marginali al 4,50%. Se le regole del nuovo Patto di stabilità sono ormai definite, e prevedono come sancito dalla "traiettoria tecnica" inviata da Bruxelles lo scorso 21 giugno una correzione media nei sette anni di vigenza del piano pari a circa 12 miliardi (lo 0,6% del Pil), è evidente che come sempre la trattativa avverrà sul piano strettamente politico.
E la strada, dopo la decisione degli europarlamentari di Fratelli d’Italia di votare contro la rielezione di Ursula von der Leyen a presidente della Commissione, si fa ora tutta in salita. Quindi l’importanza di tagliare i tassi diventa prioritaria. Per le associazioni imprenditoriali come Confcommercio e Confartigianato non c’è una buona notizia per l'Italia, perché il costo del denaro ancora così elevato soffoca gli investimenti. I consumatori pensano invece alle famiglie, che anche nei prossimi mesi non avranno sconti sulle rate dei loro mutui a tasso variabile. Ma la Bce non aveva alternative: dopo l'annuncio del primo taglio da 25 punti base a giugno, i mercati hanno ricominciato a correre, le pressioni sui prezzi a salire. "Alcuni parametri dell'inflazione di fondo sono aumentati ma la maggior parte sono rimasti stabili", ha detto Lagarde, spiegando che l'inflazione, scesa a giugno al 2,5%, fluttuerà su questi livelli ancora per un anno circa. Non c'è da allarmarsi, perché era tutto previsto già il mese scorso: il target del 2% sarà centrato entro la fine del 2025, e la stima tiene ancora. Ma il quadro richiede cautela. Lagarde aveva avvertito che sarebbe stato un percorso accidentato ed è esattamente quello che si sta verificando. Con la benedizione della Germania, in verità meno della Francia, che ha un debito in forte crescita. Per questi i segnali da inviare sono tutti improntati alla prudenza: "Non siamo vincolati ad un particolare percorso dei tassi", ha ribadito la presidente che, incalzata sulla possibilità di un nuovo taglio a settembre, ha chiarito che la questione è completamente aperta.
Tutto dipenderà dai dati delle prossime settimane. "Sarà un'estate pesante" dal punto di vista delle nuove informazioni economiche e della loro analisi, assicura il numero uno dell'Eurotower. In arrivo c'è l'inflazione di luglio e agosto, i numeri degli aumenti salariali dei rinnovi contrattuali di fine estate, il nuovo andamento dei prezzi dei servizi schizzati al 4,1% a giugno. È ormai la componente che pesa di più sul dato complessivo. L'effetto "ristorante", lo chiamano alcuni economisti, e probabilmente continuerà a farsi sentire fino alla fine dell'estate. Anche per questo nel board comincia a farsi strada una nuova convinzione: i due tagli dei tassi attesi da mercati e analisti entro l'anno potrebbero non essere sostenibili. Un altro taglio soltanto, entro dicembre, potrebbe essere una strada più sicura, verso la quale i 'falchi' già si orientano.
L'estate non porterà dunque il tanto atteso relax della normalizzazione della politica monetaria. Ma sarà un'altra stagione dominata dell'incertezza. Però l'economia della zona euro è cresciuta nel secondo trimestre ma più lentamente del precedente, i servizi guidano la ripresa mentre la produzione industriale e l'export sono deboli, sottolinea la presidente ricordando che i rischi per la crescita restano orientati al ribasso. A pesare non sono solo le guerre in corso, ma anche le incognite sul futuro tra cui le conseguenze delle elezioni in Usa: "Un'escalation delle tensioni commerciali tra grandi economie peserebbe sulla zona euro", ha detto Lagarde senza entrare nei dettagli della sfida Biden-Trump. Ma anche gli Stati Uniti hanno un ruolo importante nelle decisioni di Francoforte: la Fed ancora ferma sui tassi è un freno per la Bce, con l'euro che cala sui mercati valutari proprio sulla scia delle scommesse sul secondo taglio a settembre.
Rodolfo Ricci